(DIRE) Roma, 14 mar. - Dodici mesi per sperimentare un modello di gestione della salute dei migranti, una rete di accoglienza e cura che ha visto la presenza di team multidisciplinari negli hotspot di Trapani e Lampedusa, la sperimentazione di una scheda sanitaria elettronica portatile per avere una continuità assistenziale della persona, oltre ad un lavoro di divulgazione e informazione per combattere i pregiudizi e le false notizie che ruotano attorno ai migranti. Questi i risultati del progetto europeo Care-Common approach for refugees and other migrant's health, illustrati a Roma presso l'Inmp, l'Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà.
Presente al convegno la direttrice generale dell'Inmp, Concetta Mirisola, che ha dichiarato: "In una fase storica complessa come questa, che vede giungere nei Paesi del sud dell'Europa imponenti flussi di migranti che fuggono da guerre, carestie e da ogni tipo di violenza, siamo orgogliosi dei risultati di questo progetto che vede l'Italia capofila in un percorso di prima accoglienza attento ai bisogni di salute di queste persone, e che finalmente delinea corretti approcci clinici e protocolli operativi condivisi. La presa in carico della salute dei migranti, ai quali con il nostro personale sanitario offriamo assistenza sanitaria 7 giorni alla settimana, sia negli ambulatori specialistici di Roma che negli hotspot di Lampedusa e Trapani, è una delle priorità dell'Istituto. Il nostro modello è centrato su un'assistenza sanitaria multidisciplinare, di carattere inclusivo e universalistico, perché la salute è un diritto fondativo di tutti, nessuno escluso, come conferma questo progetto, che ha anche il compito di proporre spunti di riflessione utili alla programmazione sanitaria nazionale e regionale, ponendo l'enfasi sull'importanza delle organizzazioni del privato sociale. In questo senso, sono state anche analizzate le sinergie e le complementarietà tra il settore pubblico e quello privato, in Italia, Grecia e Slovenia, registrando le buone pratiche riscontrate sul campo e le evidenze scientifiche che supportano lo sviluppo di politiche pubbliche integrate per migranti e rifugiati. E' un impegno a tutto campo- ha concluso Mirisola- che necessita di attività di networking e di relazioni istituzionali internazionali mirate anche alla valutazione delle politiche, perché solo attraverso la conoscenza di quello che funziona e la gestione matura e lungimirante dei fenomeni migratori contemporanei si possono abbattere tutti quei muri, geografici e culturali, che alimentano pregiudizi e irrazionali paure. È la storia che ce lo impone".
Presente anche Gianfranco Costanzo, direttore Relazioni internazionali dell'Inmp: "Care ci ha insegnato una cosa, che anche avendo a disposizione un tempo limitato si possono raggiungere grandi risultati. Dodici mesi non sono un tempo sufficiente per sperimentare le buone pratiche e gli strumenti di cui ci siamo dotati certamente rappresenta un tempo utile per capire quali sono i punti di forza da valorizzare.
Fondamentalmente è la multidisciplinarietà- ha continuato Costanzo- ossia avere dei team all'interno dei centri di accoglienza che abbiano la possibilità di trattare in tempi molto rapidi i migranti appena arrivati. Questo dà sicurezza al migrante e allo stesso tempo alla comunità che li accoglie, certamente è indispensabile dotarsi di strumenti come i protocolli clinico organizzativi per la scabbia, la varicella e febbri, ma soprattutto è importante essersi dotati del protocollo per l'accertamento dell'età anagrafica dei minori non accompagnati, un modello che sta già dimostrando la sua efficacia. Abbiamo dato una risposta anche al bisogno conoscitivo dei medici sullo stato di salute del singolo migrante grazie alla scheda sanitaria digitale che abbiamo sperimentato e che abbiamo donato ai migranti che lasciano l'hotspot e che quindi intraprendono un percorso all'intero del territorio nazionale o presso altri Stati dell'Unione europea. I 12 mesi che abbiamo avuto a disposizione- ha concluso Costanzo- sono 12 mesi che hanno avviato una serie di iniziative che hanno dimostrato di essere utili, ora sta a noi, ai sistemi pubblici, ai decisori politici poterli estendere anche per un tempo più ampio, massimizzando gli effetti".
Una giornata di resoconto sul lavoro svolto aperta anche dal saluto in video del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. La giornata si è articolata poi in due sessioni tematiche di approfondimento su 'La risposta ai bisogni di salute dei migranti' e 'L'investimento sulla comunità e sulla preparedness dei sistemi sanitari'. A queste due sessioni è seguita una tavola rotonda sulle sfide e le possibili azioni future nella presa in carico dei bisogni di salute dei cittadini immigrati.
Il progetto Care ha visto la partecipazione di 5 Stati membri: Italia, Malta, Grecia, Croazia e Slovenia, è iniziato nell'aprile del 2016 e nei suoi 12 mesi di durata si è sviluppato in 8 raggruppamenti di attività indirizzate ai differenti aspetti della presa in carico della salute dei migranti e dei bisogni delle società riceventi: 1 - La gestione della salute all'interno dei centri per migranti in Italia (hotspot di Lampedusa e Trapani-Milo) e in Grecia (Leros e Kos) con team multidisciplinari composti da dermatologi, infettivologi, pediatri, psicologi dell'età evolutiva e mediatori transculturali; 2 - La sperimentazione di una scheda sanitaria elettronica portatile che racchiude i dati di salute della persona immigrata, utile per assicurare la continuità assistenziale; 3 - La formazione specifica del personale sanitario sulla multiculturalità e sulle tematiche più rilevanti; 4 - L'elaborazione e la sperimentazione di un protocollo olistico per la determinazione dell'età anagrafica dei minori stranieri non accompagnati all'interno degli hotspot; 5 - La sperimentazione di una piattaforma per la sorveglianza sindromica; 6 - Intervento sulle popolazioni per sfatare miti e pregiudizi sulle presenza dei migranti; (Wel/ Dire)