(DIRE) Roma, 3 lug. - Indennita' non corrisposte, violazioni di regole contrattuali, mancato affidamento di incarichi e libera professione concessa a pochi, nonostante sia un diritto contrattuale. "E' vergognosa e incredibile- denunciano Cimo Lazio e Aaroi- la situazione in cui versa l'ospedale generale Madre Giuseppina Vannini di Roma. A nulla sono serviti i numerosi richiami da parte nostra per richiamare l'ospedale, gestito dalle religiose della Congregazione Figlie di San Camillo, a regolarizzare il trattamento che riserva da tempo ai propri medici; un trattamento inaccettabile e in contrasto con ogni legge vigente, che non e' piu' possibile tollerare".
I sindacati ricordano anche che, "a causa dell'impossibilita' di poter esercitare la libera professione in passato alcuni medici, con il tacito consenso dell'amministrazione, hanno praticato attivita' libero professionale in regime di partita Iva. Ma poi l'ospedale ha denunciato i propri dipendenti ed ha addirittura chiesto ai medici coinvolti di restituire ingenti somme, a pena di sanzioni disciplinari e mancati scatti di anzianita'. L'inaccettabile condotta dell'ospedale ha cosi' determinato contenziosi legali e procedimenti disciplinari, tutti conclusi con la sanzione della sospensione dal servizio per i colleghi che non hanno restituito le somme e, quel che ancor piu' grave, un medico e' stato addirittura licenziato per essersi opposto alle pretese. Adesso basta, questi comportamenti illegittimi e antisindacali violano i diritti contrattuali dei colleghi gia' fin troppo calpestati. Tuteleremo tutti i medici coinvolti, in ogni modo e sede, auspicando che a questa pessima gestione del personale ed il clima insostenibile che si e' creato nell'ambiente di lavoro, non corrisponda anche uno scorretto trattamento dei pazienti", concludono i sindacati.
(Wel/Dire)