(DIRE) Roma, 14 giu. - Presso l'aula 'Roberto Lala' si e' svolto ieri, nel pomeriggio, un incontro fra la commissione Terapia del dolore dell'Omceo di Roma e il gruppo di lavoro Terapia del dolore e Cure palliative dell'Ordine Psicologi Lazio, a seguito del protocollo d'intesa firmato il 16 aprile 2016. L'incontro e' stato organizzato da Alfredo Cuffari e Luisa Gatta, componenti della commissione Terapia del dolore dell'Ordine capitolino.
Un'occasione per condividere riflessioni su criticita' e prospettive della rete del dolore cronico e sulla sua piena attuazione, ma anche rispetto e complementarieta' delle cure e integrazione professionale, elementi importanti nei processi di miglioramento della qualita' dell'assistenza in termini di equita', accessibilita' e uniformita' delle cure al paziente.
"Il richiamo forte che e' emerso dall'incontro e' che noi abbiamo una legge splendida, la legge 38 recepita dai decreti regionali, ma rimane sostanzialmente inapplicata perche' ci sono una serie di difficolta'" ha dichiarato, all'agenzia Dire, Alfredo Cuffari, medico di Medicina generale. "Siamo ancora lontani dalla strutturazione della rete- ha spiegato- esistono le singole strutture, esistono gli hub, esistono gli ambulatori per la terapia del dolore, pero' tutto questo non e' collegato con la Regione. Purtroppo, proprio i rappresentanti dell'istituzione regionale, che erano previsti all'incontro, sono mancati, per motivi diversi, all'appuntamento. Per contro, hanno partecipato con grande interesse tutti gli esponenti degli hub, degli spoke e delle organizzazioni. In tutto questo, va evidenziata, la scarsa conoscenza, da parte dell'utenza, dei vari punti di riferimento".
Inoltre, ha continuato Cuffari, "e' emersa la necessita', ma questo faceva gia' parte del progetto originario dal 2010, di una formazione degli operatori, in particolare della medicina generale che dovrebbe avere un ruolo importante di primo approccio. Se sono veri i numeri che parlano di 1 milione e 250 mila persone, nella regione Lazio, affette da dolore cronico, non oncologico, anche se tutte le strutture ospedaliere e gli ambulatori avessero il personale a pieno regime e fossero a pieno ritmo non sarebbero in grado di gestire questa massa di persone, e non sarebbe nemmeno corretto dal punto di vista delle competenze. Perche' le strutture di secondo e terzo livello devono fare le cose che gli sono proprie, come le terapie invasive, le radiofrequenze, tutti quegli strumenti che il livello di alta specializzazione che hanno consentono loro di fare. Ma non devono arrivare a loro i casi meno complessi".
"E' importante che ad ogni livello ci sia una multidisciplinarieta' della cura, perche' il dolore cronico e' un qualcosa che invade la vita delle persone e ha delle ricadute sia sugli aspetti famigliari che su quelli lavorativi. Avere dei momenti di forte presenza nell'ambito dell'assistenza psicologica potrebbe essere utile- ha concluso Cuffari- perche' i costi del dolore cronico non sono soltanto i farmaci, i ricoveri, gli esami diagnostici, i costi sono anche l'assenza dal lavoro o la ricaduta sui famigliari. Sono quelli che chiamiamo costi indiretti delle patologie".
(Wel/ Dire)