(DIRE) Roma, 9 gen. - Nel 2015 la società italiana è ulteriormente invecchiata. Secondo l'ultima edizione dell'Annuario statistico italiano dell'Istat, infatti, al 31 dicembre dello scorso anno ogni 100 giovani ci sono 161,4 over65, da 157,7 dell'anno precedente.
Sul territorio, è la Liguria la regione con l'indice di vecchiaia più alto (246,5 anziani ogni 100 giovani) mentre quella con il valore più basso è la Campania (117,3%), ma in entrambi i casi i valori sono in aumento rispetto al precedente anno.
Nell'Ue a 28 paesi, al 31 dicembre 2014 l'Italia si conferma al secondo posto nel processo di invecchiamento della popolazione, preceduta dalla Germania che ha circa 160 anziani ogni 100 giovani.
SI STABILIZZA NUMERO RICOVERI OSPEDALIERI - Tende a stabilizzarsi il numero di ricoveri ospedalieri. È quanto rende noto l'Istat che ha diffuso l'annuario edizione 2016.
Nel 2014, le dimissioni ospedaliere per acuti (escluse riabilitazione e lungodegenza) in regime ordinario e in day hospital sono state 8.682.042, ossia 1.428 dimissioni ospedaliere ogni 10 mila residenti. Prosegue la diminuzione dei ricoveri, sebbene con ritmi decrescenti: -5% tra 2010 e 2011 e tra 2011-2012; -4,3% tra 2012 e 2013; -3,3% tra 2013 e 2014. Il sistema ospedaliero, dopo un lungo periodo di riorganizzazione che ha portato a deospedalizzare i casi meno gravi e quelli che potevano essere presi in carico dalle strutture sanitarie territoriali, tende ad una stabilizzazione del numero di ricoveri anche considerando il progressivo invecchiamento della popolazione che pone un freno ad un ulteriore calo della ospedalizzazione.
GIUDIZIO POSITIVO SU SALUTE PIÙ ELEVATO TRA UOMINI - È positivo il giudizio sul proprio stato di salute dato dagli uomini.
Peggio, invece, tra le donne. A darne notizia l'Istat, attraverso l'annuario, edizione 2015.
Nel 2016, il 70,1% della popolazione ha fornito un giudizio positivo del proprio stato di salute (valore stabile rispetto a un anno prima), più elevato fra gli uomini (73,9%) che fra le donne (66,4%). A parità di età, già dai 45 anni le donne appaiono svantaggiate: nella fascia di età 45-54 anni il 73,7% degli uomini si considera in buona salute contro il 69,1% delle coetanee, ma le differenze maggiori si hanno tra i 60 e i 64 anni (58,3% contro 49,7%) e i 75 anni e oltre (28,7% contro 20,9%).
Tra le regioni italiane le situazioni migliori si rilevano a Bolzano (84,5%), Trento (78,5%) ed Emilia-Romagna (73,5%), le peggiori in Calabria (62,1%) e Sardegna (63,0%).
Sul fronte delle patologie croniche, il 39,1% dei residenti dichiara di essere affetto da almeno una fra le 15 considerate, valore in lieve aumento rispetto al 2015 (+0,8 punti percentuali). Le malattie o condizioni croniche più diffuse sono l'ipertensione (17,4%), l'artrosi/artrite (15,9%), le malattie allergiche (10,7%), l'osteoporosi (7,6%), la bronchite cronica e l'asma bronchiale (5,8%) e il diabete (5,3%).
SOLO 1 ITALIANO SU 4 FA SPORT NEL TEMPO LIBERO - Solo un italiano su quattro fa sport nel tempo libero. Per l'annuario statistico dell'Istat, infatti, poco più di un terzo della popolazione di 3 anni e più pratica nel tempo libero uno o più sport; fra questi il 25,1% afferma di farlo con continuità (+1,4 punti percentuali sul 2015), mentre il 9,7% lo pratica in modo saltuario. Un ulteriore 25,7% svolge qualche attività fisica come fare passeggiate di almeno due chilometri, nuotare o andare in bicicletta mentre i veri sedentari sono circa quattro su dieci (39,2%). Lo sport continuativo viene praticato di più fra i 6 e i 17 anni mentre l'attività sportiva saltuaria riguarda soprattutto le classi d'età successive.
CALANO I POSTI LETTO - Continua, seppur in misura ridotta il calo dei posti letto ordinari messi a disposizione del Servizio sanitario nazionale. Nel 2013 se ne contano 196.927 con un rapporto medio per 1.000 abitanti di 3,3 pl. Circa 2.000 in meno rispetto al 2012 e 18mila in meno rispetto al 2009. Le politiche di tagli però, andando a vedere le singole regioni riportano di un centro sud con numeri ampiamente sotto la media, al contrario delle regioni del centro nord che hanno tutti numeri più elevati. I dati regionali relativi agli indicatori dell'offerta ospedaliera del 2013 mostrano una forte variabilità: i posti letto ordinari per mille abitanti variano dai valori più bassi in Calabria (2,5) e Campania (2,7) ai più alti in Valle d'Aosta (4,0), Emilia-Romagna (3,9) e Molise (3,8).
TAGLIATE QUASI IL 10% DELLE STRUTTURE DI RICOVERO DAL 2009 - La dieta del Ssn ha riguardato anche le strutture. Erano 1.172 nel 2009, sono 1070 nel 2013.
RIDOTTI AMBULATORI E MEDICI DI BASE - Nell'ampio rapporto non si può non rimarcare come la stretta cui è stato sottoposto il Ssn abbia riguardato non solo i posti letto ospedalieri. Il calo ha caratterizzato anche il numero degli ambulatori e laboratori (dai 9.658 del 2009 ai 9.214 del 2013). Lieve tendenza alla discesa anche per i medici di base anche se il fenomeno è destinato ad acuirsi nel tempo. Sia per i laboratori che per la medicina di base da notare come in questo caso l'alta prevalenza di strutture e dottori si ha nelle regioni del Centro Sud.
AUMENTA IL PERSONALE DEL SSN - Nel 2013 il Ssn ha registrato 632.730 unità di personale (medici, infermieri, tecnici, etc). Un numero in crescita (per tutte le categorie) rispetto al 2012 quando se n'erano registrate 616.437. Sono lontani i tempi del 2009 quando si viaggiava intorno a quota 650mila ma la linea di tendenza al ribasso è stata invertita.
CRESCE (MA SOLO AL NORD) L'ASSISTENZA RESIDENZIALE - In controtendenza invece l'aumento dell'assistenza residenziale che tra il 2009 e il 2013 ha visto crescere i posti letto del 16% fino a quota 234.008. Ma mai come su questo dato si evidenzia uno squilibrio tra Nord e Sud. In Campania la media è di 4,4 posti letto ogni 10mila abitanti mentre nella Pa di Trento ve ne sono 91,2. Impietoso anche il confronto tra Lazio e Lombardia: nella prima i posti letto in strutture residenziali sono 16 ogni 10mila abitanti, nella seconda 69,2. In generale in Italia la media è di 38,8 posti letto. Al Sud la media è di 11,6, al Centro del 26,3 e al Nord si superano abbondantemente i 60 pl. Insomma un'Italia sempre più spaccata in due in cui al Sud sembrano essere rimaste poche e limitate briciole.
(Wel/ Dire)