(DIRE) Roma, 13 feb. - "Un evento finalizzato a fornire ai medici le competenze minime di base sui temi informatici perchè non debbano trovarsi in situazioni in cui potrebbero essere chiamati a rispondere per una modalità che ha poco a che fare con la clinica. Rispondere sotto un profilo che può non avere rilevanza deontologica, bensì averne di civilistica o penale per violazione di altri ambiti che vanno dalla privacy all'incauto utilizzo di una password". Lo ha dichiarato Cristina Patrizi, responsabile della formazione Ecm dell'OmCeO Roma, parlando con l'agenzia Dire del convegno presso l'Ordine di Roma dal titolo 'Informatica per il medico del 2000'.
"Il medico deve sapere che una volta che accende un computer per utilizzarlo come strumento in cui conservare una cartella clinica ospedaliera o anamnestica deve osservare delle regole, si tratta di modalità che hanno poco a che fare con la formazione clinica del medico e che non trovano necessario approfondimento neanche nei percorsi universitari. Noi abbiamo spiegato ai colleghi qual è la dotazione informatica di base e quali sono i requisiti che devi avere in relazione alle norme, che sono in continuo divenire. Basta pensare solo al regolamento europeo in tema di privacy che troverà applicazione definitiva dal 2018, ma che è già stato approvato. Il medico specialista ambulatoriale, ad esempio, ha un timing assegnato, generalmente di 15-20 minuti, in cui dovrà riuscire a visitare il paziente, valutare, formulare una diagnosi e nel contempo dovrebbe registrare i dati di quel paziente su di un supporto informatico ed elaborare la ricetta elettronica per poi inviarla. Così la certificazione informatica rischia di diventare un cappio per i medici, e questo non è assolutamente possibile".
(Edr/ Dire)