(DIRE) Roma, 3 feb. - Il tumore della vescica colpisce ogni anno in Europa 175.000 persone, in Italia 27.000, ed è per numero di nuovi casi registrati la quinta neoplasia nel mondo occidentale. La sua gestione incide significativamente sulla spesa sanitaria: è il tumore che ha il costo più elevato per paziente per le alte percentuali di recidiva, per l'esigenza di un monitoraggio intensivo e il costo complessivo del percorso terapeutico. Nel 2012 questa neoplasia ha determinato nell'Unione Europea uscite per 4,9 miliardi di euro, di cui 2,9 per la sola spesa sanitaria, una cifra pari al 5% del costo totale per tutti i tumori. E in Italia - dove si registrano dati epidemiologici preoccupanti, essendo il Paese con un'incidenza tra le più alte in assoluto di Europa - il costo annuo per la gestione della malattia rappresenta il 7% dell'intera spesa sanitaria. Nonostante queste cifre, i progressi registrati nel trattamento negli ultimi 25 anni sono stati modesti, per mancanza di investimenti in ricerca mirata e in innovazione e sviluppo in quest'area.
In un documento, White Paper del carcinoma della vescica, le Associazioni dei pazienti e le principali società scientifiche coinvolte nel trattamento della malattia chiedono alle Istituzioni maggior impegno in tre direzioni: una forte sensibilizzazione dei cittadini sui fattori di rischio con la modifica di alcune leggi in materia di salute e sicurezza sul lavoro; l'istituzione di team multidisciplinari per il trattamento in grado di migliorare la qualità di vita dei pazienti e più risorse economiche, sia pubbliche sia private, da investire. Il White Paper è presentato a Roma su iniziativa di F.A.V.O. (Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia), con la collaborazione di Aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica), Siu (Società Italiana di Urologia), SIUrO (Società Italiana di Urologia Oncologica), Fincopp (Federazione italiana incontinenti e disfunzioni del pavimento pelvico) e Associazione PaLiNUro (Pazienti Liberi dalle Neoplasie Uroteliali).
Il documento fotografa temi come: prevenzione, diagnosi, trattamento, riabilitazione e reinserimento sociale. Portando alla luce dati chiave, punti critici e potenzialità da perseguire.
Il fumo rappresenta la causa più importante nello sviluppo del carcinoma della vescica con percentuali che, secondo le stime dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, si aggirano intorno al 40-70% di tutti i casi. Così come l'esposizione nei posti di lavoro ad alcune sostanze chimiche (coloranti, diserbanti, idrocarburi, polveri e fumi metallici) rappresenta un fattore di rischio elevato: il 21-27% dei carcinomi della vescica nella popolazione maschile e l'11% in quella femminile sono da attribuirsi a cause professionali. Il White Paper raccomanda quindi: continuo impegno da parte dei Paesi UE nella lotta al tabagismo promuovendo campagne di sensibilizzazione rivolte alla popolazione; riduzione e maggior controllo all'esposizione di sostanze chimiche cancerogene nei posti di lavoro. In Italia vivono circa 254.000 persone dopo la diagnosi. Piemonte, Campania, Lombardia e Isole sono le regioni che registrano il numero più elevato di nuovi casi e una più alta mortalità: tra le possibili ragioni, l'elevata età media della popolazione e il maggior rischio di esposizione professionale.
Fattore indispensabile, come per le altre forme di tumore, risulta essere la diagnosi precoce: per 8 pazienti su 10 (80%) la sopravvivenza a cinque anni aumenta se la malattia viene diagnosticata in fase iniziale, a fronte di 1 paziente su 10 (10%) nel caso di diagnosi in stadio avanzato. Un ostacolo alla possibilità di individuare la malattia nei primi stadi è dato dall'eterogeneità dei sintomi che non sempre vengono riconosciuti. Lo screening universale per la malattia asintomatica è di difficile applicazione sul piano clinico, a causa dei costi e dell'invasività di alcuni accertamenti: resta quindi cruciale, la figura del medico di medicina generale che deve essere in grado di riconoscere i sintomi iniziali della malattia e di educare i pazienti a rischio a riconoscerli. In una malattia così eterogenea sia dal punto di vista molecolare che anatomo-patologico, i marcatori biomolecolari permettono di delineare un quadro più preciso delle caratteristiche della malattia del singolo paziente: proprio le caratteristiche molecolari potrebbero contribuire a spiegare l'ampia variabilità che si osserva nella risposta alle strategie di prevenzione ed essere di supporto nella definizione di nuove terapie personalizzate. La scelta del trattamento dipende dalla stadiazione clinica ma, in generale, la prospettiva esclusivamente chirurgica ha lasciato spazio a un intervento multimodale.
La possibilità per il paziente di accedere a trattamenti oncologici innovativi, purtroppo, fa registrare ancora profonde disparità nei vari Paesi. Considerando le 37 nuove terapie introdotte nel quadriennio 2009-2013, gli Stati Uniti sono il Paese che ha garantito il più facile accesso (ben 31 trattamenti), mentre la Spagna ne ha messi a disposizione solo la metà. Per l'Italia, la percentuale si attesta attorno al 60%. Tali differenze, sono destinate a divenire ancora più marcate in vista dell'imminente cambio di paradigma introdotto dall'immunoterapia. È evidente la necessità che, sia a livello europeo sia a livello italiano, vengano fatti rapidi passi in avanti per garantire l'accesso dei malati a queste nuove promettenti terapie. Sul fronte degli studi clinici con terapie innovative, in Europa, la situazione risulta essere ancora difficile e subottimale. Nel caso del tumore alla vescica, in particolare, una difficoltà all'accesso agli studi clinici è rappresentata principalmente dalla mancanza nell'ospedale di riferimento di un team multidisciplinare dedicato. Unità multidisciplinari per la cura del carcinoma della vescica devono includere: urologi, oncologi medici, radioterapisti, anatomo-patologi, radiologi, psico-oncologi, fisiatri e specialisti di cure palliative.
Un altro tema importante affrontato dal White Paper riguarda l'attenzione alla qualità di vita e come questa sia profondamente minata dal carcinoma della vescica, sia dal punto di vista fisico sia psicologico e in particolar modo per i pazienti che hanno un lavoro. Sono necessarie linee guida con indicazioni chiare su come condurre i controlli post-trattamento per consentire ai medici di aiutare i pazienti ad affrontare la malattia nel lungo periodo. La riabilitazione riveste grande importanza e deve essere considerata come parte integrante dell'iter terapeutico, poiché consente al paziente di ritrovare una migliore qualità della vita, aiutandolo a superare alcuni aspetti di forte penalizzazione.
(Wel/ Dire)