(DIRE) Roma, 1 dic. - La Regione Lazio e' stata la prima in Italia nel 1985 ad elaborare un piano di sorveglianza, controllo ed assistenza della sindrome da immunodeficienza acquisita (Aids) e delle infezioni da virus della immunodeficienza umana (Hiv). Il piano e' stato successivamente integrato e modificato in risposta all'evolversi dell'epidemia che ha visto un picco di diagnosi negli anni 90 e successivamente una stabilizzazione dei casi con una tendenza alla diminuzione negli ultimi anni. Si e' dunque passati da una logica di gestione dell'emergenza ad una finalizzata alla gestione del paziente, con due obiettivi principali: la prevenzione dell'infezione ed un ampliamento dell'offerta di servizi nelle Strutture Sanitarie Regionali. Il nuovo piano elaborato dalla Regione Lazio e' in linea con quanto previsto dal Piano Nazionale di interventi contro l'Hiv e l'Aids (Pnaids), recentemente approvato dalla Conferenza Stato Regioni.
"La Regione Lazio- spiega il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti- vuole continuare ad essere in prima linea nella lotta all'Hiv, e ha in campo su tutto il territorio strutture e professionisti ed ha elaborato una strategia finalizzata al contrasto di una patologia complessa. Punto di riferimento l'Istituto Lazzaro Spallanzani, da sempre struttura leader nella cura delle malattie infettive, a cui la Regione Lazio ha affidato la funzione di Centro regionale di Riferimento Hiv/Aids con il compito di coordinamento delle strutture deputate alla diagnosi e alla cura dell'infezione e mediante la redazione di un report annuale alla Regione Lazio sull'andamento della patologia".
Questi i punti fondamentali del nuovo piano: 1) Favorire l'accesso al test poiche' ancora oggi tra il momento dell'infezione e quello della diagnosi passa un tempo troppo dilatato. Il test e' gratuito e puo' essere richiesto direttamente dagli interessati; in ogni Asl e' previsto un punto di counseling e test per Hiv a disposizione dei cittadini.
Obbligo delle strutture che effettuano i test e' quello di fornire informazioni all'interessato e di contribuire al sistema di sorveglianza e reporting. Il test e' sistematicamente offerto a tutte le donne in gravidanza e alle persone con comportanti a rischio ed in presenza di patologie cui spesso e' associato il virus, anche per evitare che la mancata diagnosi possa avere conseguenze negative sulla patologia di cui gia' soffre il soggetto; 2) Curare in maniera tempestiva ed efficace le persone affette da Hiv e mantenerle in cura, garantendo loro l'accesso alle cure attraverso le Unita' Ospedaliere di malattie infettive della regione. Il piano prevede anche dal 2016 un rinnovato programma di assistenza a domicilio delle persone con Aids; 3) Potenziare gli 'strumenti di sorveglianza' al fine di raccogliere un maggior numero di informazioni sulle caratteristiche clinico-epidemiologiche delle persone cui viene diagnosticata l'infezione da Hiv, implementando anche un nuovo sistema di sorveglianza "di seconda generazione" che consenta di monitorare in tempo reale l'evolversi dell'epidemia e l'impatto degli interventi di controllo utilizzando numeri e informazioni derivanti dalle prestazioni sanitarie come ospedalizzazioni e prescrizioni farmaceutiche; 4) Favorire la prevenzione con campagne informative rivolte alle popolazioni a rischio e alle persone giudicate vulnerabili, perche' i cittadini possiedano le nozioni fondamentali sul contagio, sulla cura e sulla diffusione dell'epidemia.
(Wel/Dire)