(DIRE) Roma, 11 apr. - Entro il 2030 un miliardo e mezzo di persone si sposterà dalle campagne alle città, provocando l'urbanizzazione di 1,5 milioni di chilometri quadrati, pari ai territori di Francia, Germania e Spagna messe assieme. Si tratta di un fenomeno sociale inarrestabile e tendenza irreversibile, che va gestito e studiato dal punto di vista di assetto urbanistico, trasporti, contesto occupazionale, ma anche e soprattutto di salute pubblica, perché legato all'aumento di malattie croniche come diabete e obesità. All'argomento è dedicato il nuovo numero della rivista 'Health Policy in Non Communicable Diseases', edita da Italian Barometer Diabetes Observatory Foundation, presentato a Roma, dal titolo 'Healthy Cities - I determinanti della salute in città'.
"Oltre 3 miliardi di persone vivono oggi in città metropolitane e megalopoli- è emerso dall'incontro- più del 50% dell'intera popolazione globale. Le città stesse e il loro modello di sviluppo sono in prima linea nella lotta contro tutte le criticità connesse alla crescente urbanizzazione". E ad occupare tra queste un posto di primaria importanza c'è la salute pubblica: basti pensare che i due terzi degli oltre 382 milioni di persone con diabete di tipo 2 vivono proprio nelle città. Per rendere le sempre più affollate aree urbane più sicure, vivibili e sane è necessario quindi "agire concretamente su aspetti importanti quali lo sviluppo abitativo, la qualità dell'aria, la buona alimentazione e il trasporto, che diventano determinanti della salute delle persone in città".
Sempre di più, dunque, grandi masse di persone si concentrano nelle città, attratte dal miraggio del benessere, dell'occupazione e di una qualità di vita differente. "Dobbiamo prendere atto che si tratta di un fenomeno sociale inarrestabile e di una tendenza irreversibile, che va gestito e anche studiato sotto numerosi punti di vista- ha spiegato Andrea Lenzi, presidente dell'Health City Institute- quali l'assetto urbanistico, i trasporti, il contesto occupazionale, ma soprattutto la salute pubblica, perché alla questione inurbamento è indissolubilmente legato, purtroppo, l'aumento delle malattie croniche non trasmissibili come diabete e obesità, proprio per via del cambiamento degli stili di vita alimentari e di movimento".
Non solo. Se oggi vivono nel mondo 415 milioni di persone con diabete (due terzi delle quali risiedono nelle città) e l'International Diabetes Federation (IDF) stima un aumento del 50%, sino a 642 milioni tra 25 anni, e se negli ultimi 40 anni l'obesità è cresciuta del 600 per cento, dai 105 milioni di obesi nel 1975 ai 640 milioni di oggi, non va dimenticato il progressivo invecchiamento della popolazione. Le stime indicano, infatti, come la percentuale di persone sopra i 65 anni potrebbe raddoppiare da qui al 2050, dall'8 al 16 per cento della popolazione mondiale. "Sono semplici dati- ha aggiunto Lenzi- che sottolineano come uno dei fattori che gli amministratori di una città oggi devono affrontare sia il tema dei determinati della salute".
Nel settembre 2015, intanto, 193 stati membri delle Nazioni Unite, hanno discusso sugli obiettivi dello sviluppo sostenibile tra cui lo sviluppo abitativo, la qualità dell'aria, la buona alimentazione e il trasporto. Tutto ciò si inserisce nel più generale tema del miglioramento della salute come priorità globale. "La prevalenza e alta densità della popolazione nelle metropoli- ha sottolineato Walter Ricciardi, editor in chief di 'Health Policy in Non Communicable Diseases'- la complessità dei fattori di rischio che influenzano la salute, l'impatto delle disuguaglianze sulla salute, l'impatto sociale ed economico sono temi da affrontare e discutere, per agire concretamente sui determinanti della salute. Le città oggi non sono solo motori economici per i Paesi, ma sono centri di innovazione e sono chiamate anche a gestire e rispondere alle drammatiche transizioni demografiche ed epidemiologiche in atto".
A questa sollecitazione risponde anche il programma 'CitiesChanging Diabetes', l'iniziativa realizzata in partnership tra University College London (UCL) e il danese Steno DiabetesCenter, con il contributo dell'azienda farmaceutica Novo Nordisk. Coinvolge istituzioni nazionali, amministrazioni locali, mondo accademico e terzo settore, con l'obiettivo di studiare il legame fra il diabete e le città e promuovere iniziative per salvaguardare la salute e prevenire la malattia. Al programma hanno già aderito Città del Messico, Copenaghen, Houston, Shanghai, Tianjin, Vancouver, Johannesburg e Roma è la metropoli scelta per il 2017.
(Wel/ Dire)