Roma, 14 nov. - Spostare la lancetta dell'orologio di una parte della sanità pubblica fino alle 22. Soprattutto, offrire esami diagnosti come Tac, Pet, risonanze o ecografie fino a tarda sera. A questo lavora la Regione. E per farlo sta mettendo giù le basi per un nuovo provvedimento sul governo delle liste d'attesa e sulla regolamentazione dell'intramoenia: due facce della stessa medaglia.
Perché se è vero, come spiega Alessio D'Amato, a capo della cabina di regia della sanità del Lazio, che "c'è stato un miglioramento nei tempi di erogazione delle prestazioni del 12 per cento", il problema resta "e l'accesso del Recup alle agende di alcuni ospedali è ancora basso". Tradotto: "Ci sono aziende sanitarie che ancora mettono in rete solo parte delle loro disponibilità". Così, ora, la Regione ha deciso di far sedere allo stesso tavolo sindacati, di medici e infermieri, e associazioni per iniziare a costruire un "percorso condiviso" che porti a un decreto che "restituisca chiarezza e rigore" in questo campo. E se i conti cominciano a tornare nelle casse dell'ente di via Cristoforo Colombo e il deficit storico che ha ereditato la giunta Zingaretti va via-via assottigliandosi ù fino a far dire al governatore Zingaretti che l'uscita dal commissariamento ultra decennale è vicina ù esistono però ancora molti nodi da sciogliere.
Tra questi, il ricorso eccessivo all'intramoenia che andrà quindi regolarizzato. Come? In due modi, rimarca D'Amato: "Introducendo un meccanismo, se condiviso con tutti gli attori coinvolti, per cui se una struttura pubblica non garantisce entro i sessanta giorni una determinata prestazione tra quelle previste dalle legge viene bloccata la libera professione intramuraria e allungando gli orari di apertura dei servizi di utilizzo dei macchinari di alcune strutture sanitarie". E, per farlo, "bisognerà riorganizzare il lavoro, un'operazione che andrà incentivata anche attraverso l'immissione di nuove forze economiche". Circa dieci milioni di euro oltre l'assunzione, nel prossimo biennio, di circa 2.800 tra medici, infermieri e tecnici (di cui 1.400 personale precario già in servizio). L'esempio da cui partire, conclude D'Amato, è quello dell'Ifo: "Prima con due Pet in media riuscivano a fare l'anno 3.500 esami, ora sono arrivati a 5.000 e le visite per casi sospetti di tumore sono erogate in sole 48 ore".
Articolo tratto da La Repubblica (Wel/ Dire)