(DIRE) Roma, 18 mag. - La Bpco è sempre più una patologia gestita dal medico internista. Almeno il 56% dei pazienti affetti da broncopneumopatia cronica ostruttiva, infatti, è ricoverato nei reparti di medicina interna. Sono dati nazionali relativi al 2013 di uno studio recentemente pubblicato su 'Italian Journal of Medicine'. Una percentuale destinata a salire, in considerazione della riduzione dei posti letto nei reparti specialistici in area medica, tra cui le pneumologie. Si è discusso di questo nel corso dei quattro giorni del XXI Congresso nazionale della Fadoi (Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti), che si è svolto a Roma. La manifestazione ha coinvolto circa 2.000 professionisti sanitari.
"La Bpco- hanno detto gli esperti della Fadoi- rappresenta la più frequente malattia polmonare cronica ad evoluzione invalidante, fino a raggiungere prevalenze dell'ordine del 20% negli anziani al di sopra dei 70 anni. In Italia si contano circa 6 milioni di soggetti affetti da Bpco e tale patologia costituisce una delle prime cause di ricovero ospedaliero, determinando circa 20mila morti all'anno. Le stime dell'Oms prevedono che nei prossimi 10 anni possa diventare la terza causa di morte a livello mondiale". La Bpco è una sindrome caratterizzata dalla presenza di sintomi e segni respiratori cronici che tendono a riacutizzarsi saltuariamente. "Oltre al prezzo pagato dal paziente- hanno proseguito- le principali patologie respiratorie costano al Servizio sanitario nazionale circa 14 miliardi di euro ogni anno, ovvero un punto di Pil".
Quello che spesso non si tiene in adeguata considerazione, ha spiegato Carlo Nozzoli, past president Fadoi, è il fatto che le malattie croniche "come la Bpco, il diabete e lo scompenso cardiaco hanno costi per le casse pubbliche che non sono dati tanto dai medicinali (che influiscono per il 12%), ma soprattutto dalle riacutizzazioni dei casi e dalla riospedalizzazione, che incidono fino al 60% dei costi. Le riacutizzazioni dei sintomi respiratori, insieme alle multimorbilità polmonari ed extrapolmonari che si accompagnano alla Bpco, possono contribuire in maniera significativa alla gravità della malattia e alla prognosi dei pazienti".
Per ridurre il numero dei ricoveri la Fadoi ha promosso un progetto che coinvolge 44 unità operative di Medicina Interna distribuite in tutta Italia e ha due obiettivi principali: "La corretta dimissione dall'ospedale, attraverso l'adozione di una scheda di dimissione ospedaliera del paziente con Bpco, quale primo importante step nelle procedure di dimissione protetta e di integrazione ospedale-territorio che prevedano percorsi diagnostici e terapeutici predefiniti e condivisi, monitoraggio e follow-up strutturati; il miglioramento dell'aderenza del paziente alla terapia, a corretti stili di vita e ai controlli diagnostici, attraverso la realizzazione di un sistema di remind mediante telemonitoraggio remoto rivolto ai pazienti. L'attività di patient-remind, che oggi coinvolge otto centri in fase sperimentale, potrà essere realizzata in maniera automatizzata mediante sms, telefonate o e-mail", ha concluso la Fondazione.
(Wel/ Dire)