(DIRE) Roma, 3 mag. - "Possiamo ambire a sconfiggere il cancro entro la prossima decade". Le parole del vicedirettore scientifico dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Napoli, Nicola Mozzillo, ben inquadrano il clima in cui i maggiori rappresentanti dell'oncologia mondiali si sono incontrati all'Istituto Europeo Oncologico di Milano per discutere dei progressi nella cura del melanoma e soprattutto dei possibili sviluppi della tecnica del linfonodo sentinella, nuova frontiera nell'individuazione preventiva delle metastasi.
Negli ultimi anni le persone colpite da melanoma in Italia, arrivano a circa 12.000 casi l'anno. A questo però è seguita la risposta scientifica: "Negli ultimi anni si è passati dal 5% di curabilità a oltre il 50%- spiega Alessandro Testori, che è direttore del reparto dermato-oncologico dello IEO- grazie alle cure molecolari e degli anticorpi, per questo motivo anche noi medici dobbiamo cercare di aiutare i pazienti ad affrontare più serenamente il percorso terapeutico", il tutto per "non accentuare l'ansia che normalmente accompagna questo tipo di diagnosi".
Parlando del linfonodo sentinella, "la metodica è stata ideata vent'anni or sono e ha rivoluzionato molta parte della chirurgia del cancro- dice Mozzillo, che è direttore della divisione melanoma sempre a Napoli- contribuendo a mutare il volto, prima tanto temuto, con una strategia rispettosa dell'immagine e della psiche. Le istituzioni italiane sono state tra quelle che hanno maggiormente contribuito alla diffusione di questo metodo, grazie alla collaborazione con i maggiori centri esteri", conclude il professore. Dunque, l'obiettivo è "essere sempre più selettivi e conservativi", aggiunge Alessandro Testori, che insieme a Mozzillo è presidente del congresso biennale dell'ISNS, società internazionale del linfonodo sentinella.
"Bisogna al contempo riuscire ovviamente a mantenere le stesse garanzie di cura- prosegue Testori- ad esempio proprio durante il congresso verrà presentato un progetto che potenzialmente potrebbe portare a un'ulteriore riduzione del numero degli interventi invasivi". Più nel dettaglio, "grazie a un test molecolare verranno selezionati i pazienti su cui procedere con la biopsia del linfonodo sentinella", questo grazie all'indicatore di melanina, "una sostanza prodotta dalle cellule tumorali in caso di melanoma", conclude Testori.
Attualmente la tecnica coinvolge il tumore al seno, il melanoma, "ma sta abbracciando sempre più casi di neoplasie di diverse aree", assicura Mozzillo.
(Wel/ Dire)