Roma, 28 lug. - Sarebbe in grado di fermare il declino mentale, l'indebolimento della memoria e di ridurre la progressione dell'Alzheimer. Ma questo farmaco, ancora in fase di sperimentazione, non ha avuto lo stesso effetto positivo su tutti i pazienti trattati. E' questo il risultato dello studio di Fase tre sul farmaco Lmtx, che alimenta le speranze di un trattamento che potrebbe cambiare la vita a milioni di malati e alle loro famiglie. I risultati sono stati presentati a Toronto, in occasione della Conferenza Internazionale dell'Associazione Alzheimer. Accolto con entusiasmo dall'Alzheimer's Disease International, non sono pochi gli esperti che sottolineano come in realtà abbia avuto risultati inferiori alle aspettative.
Lo studio. Per ora dunque si tratta ancora di una sperimentazione e ci vorrà ancora molto tempo prima di avere certezze. Ma i dati raccolti dai ricercatori sono interessanti. Lo studio ha coinvolto 891 persone che avevano avuto sintomi lievi o moderati di Alzheimer. Alcuni hanno assunto il farmaco da solo, altri in combinazione con altri trattamenti che stavano già assumendo, e il resto ricevuto un placebo. Alla fine del periodo di studio di 15 mesi, i test di abilità mentale hanno rivelato che in coloro che assumevano il farmaco da solo (circa il 15% del campione) sia le abilità cognitive che quelle di svolgere i compiti quotidiani, come ad esempio vestirsi e nutrirsi, si erano deteriorate "significativamente più lentamente" rispetto a quelli trattati con placebo.
La risonanza magnetica. Risonanze magnetiche hanno inoltre rivelato che l'atrofia cerebrale nei pazienti trattati con LMTX risultava ridotta tra il 33 e il 38 per cento, rispetto a quelli trattati con il placebo. "Ci sono stati significativi effetti clinici nei pazienti che assumono il farmaco in monoterapia, e nessun effetto nei pazienti che assumono come aggiunta ad altri farmaci", ha chiarito Claude Wischik, amministratore delegato di TauRx, azienda produttrice.
I dati. Si tratta di uno dei primi successi da anni a questa parte nel settore. I farmaci attualmente prescritti ai malati di Alzheimer, infatti, aiutano in parte a controllare i sintomi, ma non impediscono il deterioramento del cervello. In Italia le malattie neurodegenerative come l'Alzheimer colpiscono 1,2 milioni di persone ma che secondo le stime degli esperti aumenteranno nei prossimi decenni del 400% come conseguenza dell'invecchiamento della popolazione.
Articolo tratto da 'La Repubblica'.
(Wel/ Dire)