(DIRE) Roma, 6 lug. - Il sistema sanitario del nostro Paese, pur avendo mantenuto un ottimo posizionamento nelle classifiche internazionali, in questi anni è stato sottoposto a stress. Da un lato una spesa privata in costante crescita, con solo il 15% di copertura pubblica dei servizi ai 2,5 milioni di non autosufficienti e il 45% delle visite specialistiche oramai a pagamento. Dall'altro prezzi da 100mila euro a ciclo terapeutico richiesti per farmaci con solo il 16% dei costi giustificati dall'effettivo miglioramento dei pazienti. In mezzo un servizio sanitario pubblico che, nonostante le accuse di inefficienze e sprechi e pur 'dovendo fare con poco', tiene. Come dimostrano il 68,5% dei casi di miglioramento delle performance sanitarie valutate su 92 indicatori. È quanto emerso dal convegno 'Destinazione salute' organizzato dalla Fiaso (Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere), che si è svolto a Roma presso la Sala Tirreno della Regione Lazio.
"Gli studi e i dati presentati- ha detto Francesco Ripa di Meana, presidente Fiaso- non collimano con la narrazione dominante secondo la quale i processi di efficientamento e di lotta alla corruzione sarebbero sufficienti a mantenere il nostro sistema di diritto alla salute, così come costruito in 50 anni. Questo malgrado la crescita di un nuovo privato con 8 milioni di assicurati, la palese iniquità delle differenze tra territori e sistemi, la costruzione di mega-aziende che non sono più aziende, l'assenza di politiche che indirizzino nuove risorse verso l'innovazione". Nel frattempo si susseguono continui interventi sul sistema, ha proseguito, che possono rappresentare "un'opportunità se inquadrati in un processo ben governato, ma che diventano palliativi, o peggio, forme mascherate di razionamento, se inseriti in una narrativa lontana dalla realtà del 'mal governo da raddrizzare' e degli infiniti risparmi potenziali".
L'impegno passato, presente e futuro delle aziende, secondo Ripa Di Meana, resta quello "di garantire la tenuta del Sistema sanitario nazionale e il miglioramento delle performance relative a 92 indicatori di qualità- ha sottolineato- mostrano che fino ad oggi ci siamo riusciti. Ma alcuni problemi si acutizzano: il personale a tempo indeterminato diminuisce, mentre le inidoneità raggiungono in media l'11,8%; il tasso di obsolescenza tecnologica dei nostri ospedali è passato dal 70% del 2009 all'80% del 2013, quello delle Asl dal 71 all'85%; le risorse della sanità digitale sono in costante diminuzione, eccezion fatta per lo scorso anno". Fiaso è quindi in prima linea nel raccogliere la sfida del 'fare meglio con meno', ma è necessario "sostituire questa visione astratta del miglioramento all'infinito quasi per inerzia, costituito da interventi che finiscono in realtà per incidere su diritti, asset e governo del sistema", ha concluso il presidente Ripa Di Meana.
SPESA PRIVATA A QUOTA 33 MLD, È 1/4 DI QUELLA COMPLESSIVA - La spesa sanitaria privata ha raggiunto quota 33 miliardi, quasi un quarto della spesa complessiva. Ed è quasi tutta 'out of pocket', cioè pagata direttamente dai cittadini senza l'intermediazione di fondi integrativi o assicurazioni, che attenuano il rischio di esborsi insostenibili in caso di necessità. Il tasso di copertura dei servizi pubblici per i 2,5 milioni di non autosufficienti non supera il 10-20%, per l'odontoiatria il 5%. Il 45% delle visite ambulatoriale è 'out of pocket', così come il 40% delle prestazioni riabilitative. Il 70% delle visite ginecologiche, invece, è a pagamento.
"Insomma il cittadino medio e sano, quando ha bisogno- ha spiegato il professor Francesco Longo, del Cergas Bocconi- è abituato a pagare e a ricercarsi le prestazioni in un sistema ancora molto frammentato, che favorisce chi ha più competenze. Per questo anche in sanità, come per Google, Amazon o Tripadvisor, è iniziata la competizione tra chi riuscirà a proporre una piattaforma capace di ricomporre l'offerta di servizi a misura di famiglie e pazienti. Ci stanno già provando farmacie, assicurazioni, cooperative di medici, siti web e privati in genere". E in questa competizione il Servizio sanitario nazionale resta il principale attore per dimensioni, strutture e risorse. "Ma per la sua debole cultura del servizio- conclude Longo- rischia di far retrocedere al rango di semplice produttore di servizi, lasciando agli altri il 'packaging' dell'ultimo miglio".
(Wel/ Dire)