(DIRE) Roma, 22 feb. - Colpisce un uomo su 8 e rappresenta il 20% dei tumori maschili e l'11% di tutti i tumori, con oltre 36mila nuove diagnosi stimate per il 2014. Queste le cifre del tumore alla prostata, ancora il primo tumore per frequenza negli uomini sopra i 50 anni. Ma fortunatamente, fanno sapere gli esperti, non è il primo per tasso di mortalità. E questo grazie soprattutto ai progressi nella ricerca sui meccanismi all'origine della patologia, al miglioramento dei trattamenti e alla sempre maggiore interazione tra gli specialisti coinvolti nella gestione della patologia. Muove da queste considerazioni l'iniziativa che Sanofi Genzyme ha organizzato nei giorni scorsi a Milano: una giornata di confronto, scambio e condivisione di conoscenze ed esperienze cliniche tra oncologi ed urologi internazionali e italiani, esperti del carcinoma prostatico e, in particolare, quello avanzato nella fase di resistenza agli ormoni.
"Grazie alla ricerca sulla biologia del tumore alla prostata- commenta Giacomo Cartenì, direttore dell'Unità Operativa complessa di Oncologia Medica presso l'Aorn 'A. Cardarelli' di Napoli- sono stati fatti enormi progressi nella comprensione di questa malattia, che fin dal suo esordio si presenta come complessa ed eterogenea. Questa scoperta sta cambiando le carte in tavola del trattamento. Adesso la sfida si pone in termini di appropriatezza: utilizzare le armi terapeutiche, oggi disponibili, al momento giusto e in base alla caratterizzazione del paziente. Ben vengano, quindi, incontri come questo che, attraverso la condivisione di esperienze di pratica clinica, discussione e approfondimento su nuovi studi e differenti approcci e, soprattutto, il confronto internazionale, ci possono aiutare a sviluppare un percorso terapeutico per i pazienti con tumore alla prostata".
L'incontro organizzato a Milano da Sanofi Genzyme è stato un'occasione "unica per i 35 giovani oncologi specializzati in questa patologia- fanno sapere- provenienti da tutta Italia, che vi hanno partecipato. Anche per la struttura stessa dell'incontro: un seminario di elevato spessore scientifico, ma con un format interattivo aperto allo scambio di conoscenze e opinioni, con interventi e discussioni e una sessione di lavoro organizzata in tre workshop pratici, di analisi e decision making". A coordinare la giornata, oltre a Giacomo Cartenì, altri due oncologi italiani: Orazio Caffo, dirigente presso il dipartimento di Oncologia Medica dell'ospedale 'Santa Chiara' di Trento, e Rodolfo Mattioli, direttore di Oncologia presso il Presidio 'Santa Croce', Ospedali Riuniti Marche Nord di Fano.
"La possibilità di avere tre esperti internazionali a disposizione per discussioni e approfondimenti- prosegue Cartenì- in un clima del tutto informale, è un'occasione davvero particolare. Anche il numero contenuto dei partecipanti ha favorito lo scambio di idee, conoscenze e opinioni che hanno permesso di approfondire aspetti importanti delle presentazioni dei colleghi europei- conclude il direttore dell'Unità Operativa complessa di Oncologia Medica presso l'Aorn 'A. Cardarelli' di Napoli- fondamentali per meglio comprendere questa complessa patologia".
(Wel/ Dire)