(DIRE) Roma, 18 set. - La qualità della comunicazione medico - paziente al momento della diagnosi di diabete di tipo 2 può influire sulla gestione della malattia da parte del paziente e sul suo benessere futuro. È quanto emerge dai nuovi risultati di IntroDia, la più vasta indagine internazionale di questo tipo su oltre 10.000 soggetti con diabete di tipo 2 in 26 paesi. Una relazione analoga era stata rilevata, sempre dal sondaggio IntroDia, per la qualità della comunicazione fra medico e paziente al momento della prescrizione di terapia orale aggiuntiva per il diabete di tipo 2. "In molte persone, si scatena uno stato di tensione e di preoccupazione quando vengono informate di essere affette da diabete di tipo 2. L'ansia provocata dalla diagnosi può dipendere dalle scarse conoscenze sulla malattia e sul come gestirla. I risultati di IntroDiaÖ indicano che gli operatori sanitari possono aiutare i pazienti ad accettare la malattia e a seguire strategie efficaci di gestione del diabete, scegliendo semplicemente le parole più giuste per comunicare con loro" spiega Anne Belton (Canada), Infermiera specializzata nella cura e nell'informazione dei pazienti con diabete, Vice Presidente della International Diabetes Federation (Idf) e membro del Comitato Consultivo di IntroDia. Dall'analisi delle risposte, emerge che i pazienti distinguono, in termini qualitativi, tre tipi di comunicazione da parte del medico: 'incoraggiante', 'collaborativa' e 'scoraggiante'. Quando il medico ha utilizzato una comunicazione 'incoraggiante' e 'collaborativa', la qualità della comunicazione percepita dal paziente è migliorata significativamente, mentre l'utilizzo di una comunicazione 'scoraggiante' ha avuto l'effetto opposto. Così in un comunicato Value Relations.
Tra gli esempi di comunicazione 'incoraggiante' riferiti durante lo studio, vi sono frasi come: "Il mio medico mi ha spiegato che si può fare molto per controllare il diabete". Per la comunicazione 'collaborativa', frasi quali: "Il mio medico mi ha chiesto di esprimere la mia opinione nella preparazione del piano terapeutico".
E tra gli esempi di comunicazione 'scoraggiante', frasi come: "Il mio medico mi ha detto che con il passare del tempo il diabete diventa più difficile da gestire".
È stato rilevato anche un quarto tipo di comunicazione da parte del medico al momento della diagnosi, ovvero il 'consigliare altre risorse', che però non è stato collegato alla qualità della comunicazione percepita dal paziente. La qualità del dialogo con il proprio medico, percepita dai pazienti, è stata valutata sulla base di tutti gli esiti di gestione della malattia riferiti. I pazienti, che hanno ricordato una miglior qualità della comunicazione e dell'interazione con il proprio medico, hanno riscontrato un miglioramento nella gestione della malattia e un ritorno in termini di benessere con, tra l'altro, un minor disagio psicologico in relazione alla malattia, maggiore rispetto alla dieta e all'attività fisica, oltre ad una maggior aderenza alla terapia. Il Dottor William Polonsky (Stati Uniti) Psicologo Comportamentale e membro del Comitato Consultivo di IntroDia ha così commentato: "IntroDia è il più vasto studio di questo tipo ad evidenziare quanto un'efficace comunicazione fra il medico e il paziente con diabete di tipo 2, in tutto il mondo, può influenzare enormemente la visione e la gestione della malattia da parte del paziente. Questi ultimi risultati confermano ulteriormente quanto sia importante, per una gestione positiva del diabete a lungo termine, riuscire a portare il paziente a gestire correttamente la malattia sin dagli inizi", conclude Value Relations.
(Wel/ Dire)