Roma, 7 set. - L'INCHIESTA. L'ultimo "figlio" della fecondazione eterologa in un ospedale pubblico è nato in piena estate. A metà luglio al Careggi di Firenze, un maschio di due chili. Intorno a Ferragosto il Sant'Orsola a Bologna ha annunciato la prima gravidanza da eterologa. Grazie ad un donatore "arruolato" gratuitamente. Piccoli passi e piccoli numeri per il servizio sanitario a oltre un anno dal sì a questo tipo di fecondazione. Un percorso ancora in salita proprio perché, da noi, mancano i donatori. Uomini e donne. Un ostacolo che frena l'attività dei centri che non utilizzano gameti presi dall'estero a pagamento.
L'OFFERTA. Nasce da questa difficoltà la decisione del ministero della Salute di avviare una campagna per promuovere le donazioni dei gameti appena il regolamento che stabilisce le regole e i requisiti dei donatori di ovuli e spermatozoi avrà finito il suo iter. Nell'attesa, alcune Regioni, si stanno già muovendo: l'Emilia Romagna, in autunno, dovrebbe far partire una sua iniziativa per sensibilizzare la popolazione. "Al Sant'Orsola - racconta Eleonora Porcu che dirige il Centro di procreazione medicalmente assistita - tra le persone che si sono presentate spontaneamente per offrire, in modo gratuito, i loro spermatozoi e i loro ovociti, nel pieno rispetto della sentenza della Corte costituzionale, abbiamo reclutato due uomini e una donna. Altre dodici che hanno i propri ovociti conservati in ospedale, dopo un trattamento di fecondazione omologa coronato da una gravidanza e nascita di bambini, hanno dato il consenso all'utilizzo degli ovuli rimasti per l'eterologa. Ma occorre un numero molto più alto di donatori considerando che prima di procedere al trattamento deve essere verificata la compatibilità con la coppia".
Il regolamento prevede anche l'istituzione di un Registro nazionale dei donatori. La prima regola per poter donare è quella che riguarda l'età: tra i 18 e i 40 anni per gli uomini, tra i 20 e i 35 per le donne. Aumentando l'età, infatti, aumentano i fattori di rischio genetico e diminuisce la fertilità. Secondo passaggio, la selezione. Dopo un colloquio e la compilazione di un questionario, gli esami, tra l'altro, per la ricerca di eventuali infezioni. Come quella da Hiv (Aids) o l'epatite C.
"Donare i gameti - spiega Assuntina Morresi docente di Chimica all'università di Perugia e consulente del ministero della Salute per le tematiche connesse alla bioetica - seguirà la stessa regolamentazione che abbiamo per il sangue e per il midollo.
Certo, si dovranno eseguire esami clinici specifici. Per la donazione da parte delle donne è previsto un trattamento invasivo come quello per il midollo. La strada, dunque, è già trattata". La campagna di sensibilizzazione come gli spot, dunque, avranno lo stesso tipo di messaggio che oggi viene utilizzato per il sangue e per i tessuti. Ma non è possibile alcuna forma di compenso quindi solo altruismo e solidarietà possono spingere a donare. È nata anche l'Associazione per la donazione altruistica e gratuita dei gameti (www.aidagg.it) che raccoglie le richieste dei volontari.
LA SELEZIONE. Chi è riuscito a superare, con una delibera regionale, l'ostacolo scarsità di donazioni è l'ospedale Careggi di Firenze. Dove, in sei mesi, si sono fatti avanti solo dodici uomini, ma soltanto uno ha superato la selezione. Ad oggi solo il 10% delle persone che offrono i gameti riceve il sì finale. Per questo, a giugno, l'ospedale fiorentino ha definito un accordo con banche straniere e ha iniziato ad attivare una banca del seme maschile. Tre donne, negli ultimi mesi, si sono presentate: si dovranno sottoporre ad una terapia ormonale per produrre degli ovociti che verranno, poi, prelevati per la fecondazione.
L'accordo con i centri esteri è possibile solo se le norme giuridiche sono uguali a quelle del nostro paese regolate dal Centro nazionale trapianti.
Articolo tratto da "Il Messaggero".
(Com/Dire)