Roma, 16 ott. - Articolo tratto da "Il Sole 24 Ore". Il finanziamento ad asl e ospedali per il 2016 alla fine atterra a quota 111 mld. Che fa dire a Matteo Renzi di aver allentato i cordoni della borsa di 1 mld. E ai governatori di dover subire una sottrazione di 2 mld. Per la precisione: 2,092 mld. Anche se per le regioni a trazione leghista il calcolo è addirittura più negativo: a conti fatti, sostengono, i fondi 2016 saranno inferiori di 500 mln rispetto a quelli di quest'anno.
Nessun nuovo sconto dal premier, insomma: quella era l'asticella da lui indicata da tempo, e quella è rimasta. Perché con i costi standard, ha detto Renzi, si taglieranno gli sprechi e si risparmierà per le cure. Anzi, se possibile con un freno in più: perché Renzi ha previsto all'interno del Fondo 2016 che 800 mln dovranno restare congelati per dedicarli ai nuovi Lea e al Nomenclatore tariffario di protesi e ausili, fermi da anni e anni. Cosa che la ministra Beatrice Lorenzin ha accolto in un tweet come un successo: "Una svolta".
Peccato che per le regioni, che dovranno dare il via libera a quei due provvedimenti, il fatto di dovercela fare con 111 mld sia considerato un azzardo. Come dire che ai già numerosi punti di dissenso da palazzo Chigi e via XX Settembre, se ne aggiungerà subito un altro. Senza scordare l'effetto della riapertura dei contratti, che anche in sanità dovranno ripartire. E non del tutto a costo zero.
Ripartirà anche nel 2016 dall'eterno scontro sui finanziamenti il braccio di ferro sulla sanità. Perché tra l'altro, mentre le regioni alzano il tiro, anche in Parlamento sembra formarsi un fronte della resistenza come ha dimostrato una mozione approvata ieri in aula a Montecitorio che chiede più fondi e costi standard. O quanto meno del pressing su palazzo Chigi affinché nel corso dell'iter della manovra già al Senato si innesti quanto meno una piccola retromarcia. Con velleità tutte da verificare alla prova dei fatti, naturalmente.
Data la vaghezza delle informazioni trapelate da palazzo Chigi ancora nella serata di ieri, il rappresentante dei governatori, Sergio Chiamparino (Piemonte), ha preferito intanto non alzare i toni: "Attendiamo di conoscere il testo del disegno di Legge di Stabilità in tutte le sue articolazioni - ha dichiarato - per poter esprimere un giudizio nella conferenza delle Regioni già programmata per il prossimo 22 ottobre".
Insomma, lì emergerà la posizione dei governatori e si capiranno forse meglio le prossime mosse. Una cautela, del resto, dovuta anche al fatto di capire se porterà a qualche risultato la trattativa con via XX Settembre sulla rinegoziazione dei bond regionali, che potrebbe valere anche fino a 1 mld di alleggerimento dei bilanci regionali rispetto a una partita (extrasanitaria) da 2,2 mld che si trascineranno sul 2016 come eredità della manovra dell'allora premier Mario Monti.
Le tracce di manovra sanitaria contenute nei documenti depositati ieri a palazzo Chigi in Consiglio dei ministri, sembrano intanto aver conservato grosso modo le previsioni della vigilia. Con la partita sui farmaci che continua a spaccare il fronte governativo da quello regionale. Per il ripiano da 1,2 mld circa a carico delle industrie per i disavanzi della farmaceutica ospedaliera congelati dai giudici amministrativi, si va verso una trattativa e con un decreto ad hoc. Incerta fino all'ultimo la questione della governance del settore, tra nuovi tetti e farmaci innovativi. Non è da escludere che alla fine la norma venga introdotta in Parlamento.
Aspettando i costi standard, intanto la Consip e le centrali d'acquisto regionali rafforzeranno la spending review per l'acquisto di beni e servizi (tra 800 mln e 1 mld di risparmi previsti). Per gli ospedali in rosso (la gran parte) è in cantiere un piano di rientro triennale con tanto di penalizzazioni se alla fine del periodo nulla sarà cambiato nei loro bilanci, inclusa la rimozione dei manager.
Ultima voce aggiunta cammin facendo nella manovra è stato il finanziamento da parte del Miur di una congrua dote di qualche centinaio di milioni dal 2016 al 2020 per aprire 6mila nuove borse di studio ai medici specializzandi. Anche in questo caso ha fatto scuola il metodo del tweet: a lanciarlo è stata la ministra Giannini.
(Com/Dire)