(DIRE) Roma, 5 nov. - Mentre dormiamo il naso e la faringe tendono a chiudersi e si inizia a russare. In alcuni casi la chiusura puo' essere completa e portare alla comparsa di apnee con successivi tentativi di risveglio improvviso come conseguenza dello sforzo respiratorio. Stiamo parlando dell'Osas, la sindrome delle apnee ostruttive nel sonno: una malattia cronica secondo i criteri stabiliti dall'Organizzazione mondiale della sanita', che si manifesta con sonnolenza diurna e innalzamento del rischio dell'insorgenza di cardiopatie, problemi cerebrovascolari, ipertensione arteriosa, alterazioni del metabolismo e deficit delle funzioni cognitive. Un quadro che facilmente porta a un peggioramento della vita sociale e lavorativa, e che sembra rivestire un ruolo importante come causa o concausa degli incidenti stradali mortali in Italia (circa il 20%).
UN TAVOLO PER GESTIRE LA SINDROME SUL TERRITORIO - Di questa patologia si e' occupato un Gruppo di lavoro interdisciplinare di esperti, istituito presso il ministero della Salute nel novembre del 2014. I lavori sono terminati lo scorso luglio e per la pubblicazione del documento ufficiale si attende solo il completamento dell'iter burocratico. Nel documento si prendono in considerazione "le forti ricadute dal punto di vista socio-sanitario di una patologia ancora poco diagnosticata e che richiede la creazione di una rete territoriale con l'obiettivo di rendere possibile un aumento dei pazienti diagnosticati e trattati".
A tracciare l'identikit dell'Osas e' il professor Michele De Benedetto, primario emerito di Otorinolaringoiatria e coordinatore del tavolo tecnico intersocietario su 'Sonnolenza e sicurezza alla guida'. Un gruppo di lavoro che "opera da tre anni con l'obiettivo primario di rendere possibili interventi mirati a ridurre i rischi nei trasporti, ma anche sul lavoro", che raggruppa numerose Societa' scientifiche, rappresentanti delle associazioni dei malati e riceve la collaborazione dei ministeri della Salute e dei Trasporti, nonche' di enti come Aci, Ania, rappresentanti della categoria degli autotrasportatori e di Assogas.
UNA PATOLOGIA SCONOSCIUTA ANCHE A MOLTI MEDICI - L'Osas, spiega De Benedetto all'agenzia Dire, "di per se' e' una patologia facile da diagnosticare ma purtroppo ancora oggi e' poco conosciuta e la presenza di vari sintomi non fa pensare immediatamente a una malattia specifica. La sintomatologia infatti e' complessa e rende necessario un approccio interdisciplinare per arrivare a una diagnosi corretta. In realta' l'Osas non fa parte del bagaglio culturale dei vari specialisti e non trova uno spazio ben codificato d'insegnamento nelle scuole di specializzazione delle varie Societa' scientifiche, che invece hanno un ruolo importante nella gestione dell'Osas. Si e' cercato di rimediare a questa lacuna con corsi di perfezionamento e approfondimento nelle singole specilita'". Obiettivo per il futuro, quindi, "e' l'istituzione di un corso autonomo interdisciplinare post-laurea essendo fortissimo l'interesse per questa patologia da parte di numerose specialita'".
COLPITI PIU' GLI UOMINI DELLE DONNE, ATTENZIONE A FUMO E CHILI DI TROPPO - La patologia e' davvero trasversale. Uno degli ultimi studi epidemiologici, datato febbraio 2015, evidenza una prevalenza della malattia fino al 40% negli uomini e al 25% nelle donne, con la differenza che in queste ultime si evidenzia subito dopo la menopausa. Storicamente le alterazioni anatomiche delle prime vie aeree e le deformita' cranio-facciali sono stati considerati i piu' importanti fattori di rischio e a questi si associano l'obesita', la sindrome metabolica e l'eta' come ulteriori fattori causa dell'aggravamento dell'Osas. Considerato che la sonnolenza diurna e' il piu' tipico sintomo della patologia, e' facile immaginare le ripercussioni della mancata diagnosi e del mancato trattamento, sia in termini di incidenti sulla strada e sul lavoro, ma anche per le ripercussioni in ambito sanitario in rapporto all'elevato numero di coomorbidita' correlate con l'Osas.
COME SI GUARISCE - Il trattamento della sindrome varia da caso a caso. "Finora il gold-standard terapeutico e' stata la terapia con Cpap- aggiunge De Benedetto- una terapia ventilatoria che consiste nel dormire con una maschera sul volto capace di emettere aria a una pressione maggiore e tale da vincere l'ostruzione respiratoria. Una terapia che se ben fatta da' ottimi risultati ma non sempre trova la collaborazione dei pazienti". Oggi e' possibile ricorrere, in pazienti ben selezionati, a terapie alternative di tipo chirurgico sui tessuti molli delle vie aeree superiori, oppure che ricadono nel campo della chirurgia maxillo-facciale o, ancora, interventi in ambito odontoiatrico con il ricorso ad apparecchi che servono a portare avanti la lingua e la mandibola per aumentare lo spazio respiratorio. In aggiunta ci sono altre terapie di supporto perche' si cerca di personalizzare il piu' possibile la terapia, a seconda delle caratteristiche del paziente.
CAPIRE L'OSAS, CE LO CHIEDE L'EUROPA - Ad accendere i riflettori sull'Osas indubbiamente ha contribuito una direttiva europea emanata nel luglio 2014, in cui per la prima volta l'Osas e' stata considerata quale fattore di rischio primario per incidenti nei trasporti. Per questo tutti gli Stati membri sono stati invitati a mettere in atto tutte le strategie necessarie per poter individuare e diagnosticare a partire dal 2016 i pazienti Osas in possesso di patente di guida, con speciale attenzione per i trasporti pesanti e per quelli pubblici. Anche l'Italia ha fatto propria la direttiva e si attendono a breve le indicazioni emanate dai ministeri della Salute e dei Trasporti. Secondo De Benedetto e' "un bene che la direttiva europea abbia acceso un faro su questa patologia: non sara' facile dare subito risposte adeguate in tempi brevi, ma e' importante che si prenda atto del problema, ognuno per quanto di sua competenza e si cerchi di operare nel modo piu' adeguato possibile".
(Wel/ Dire)