(DIRE) Roma, 5 nov. - "I farmaci innovativi sono sempre benvenuti, anzi, invochiamo l'industria farmaceutica che ce ne dia sempre di piu' efficaci e validi nella nostra disponibilita'. Il problema vero che oggi e' alla nostra attenzione e preoccupazione, pero', e' rappresentato dal fatto che questi farmaci sono altamente efficaci, ma purtroppo anche altamente costosi. Talmente costosi che da un lato il servizio sanitario nazionale non puo' assumersi l'onere della spesa per poterli erogare, dall'altro i cittadini stessi non possono far fronte alla possibilita' di affrontare in proprio la spesa stessa, perche' stiamo parlando veramente di alti costi". Cosi' Giuseppe Lavra, vicepresidente dell'Ordine dei medici di Roma, intervistato dalla Dire.
"Il paradigma di questa nostra preoccupazione rispetto all'accesso ai farmaci innovativi- ha proseguito Lavra- e' rappresentato dalla possibilita' di trattare e curare in modo efficace l'epatite C. Al momento questo problema sembra essere affrontato nella migliore modalita' possibile, per cui per esempio il governo ha accantonato circa 2 miliardi di euro, per i prossimi due anni, per poter in qualche modo erogare questa terapia. Stiamo pero' parlando di una entita' economica che, rispetto al fabbisogno reale, non e' sufficiente: per poter realizzare realmente questi farmaci, infatti, siamo nell'ordine di meno del 10% di questa possibilita'".
Secondo il vicepresidente dell'Ordine dei medici di Roma, poi, dovremmo trovare il modo "non solo di poter usare questi farmaci nel mondo occidentale, ma dovremmo anche pensare alle nazioni piu' povere, perche' non possiamo continuare a permetterci il lusso di abbandonarle: penso all'Africa e all'Aids, ma anche a tante altre malattie di questo genere".
Tornando al problema dell'accesso ai farmaci innovativi, Lavra propone "di rivedere il sistema della registrazione e immissione di tali farmaci- sottolinea- non piu' relegandola a quelle trattative parcellizzate delle grandi multinazionali, alle quali dobbiamo gratitudine per i mezzi favolosi che ci mettono a disposizione, ma dobbiamo anche ricordare che non possono piu' pensare di trattare i farmaci con le singole associazioni nazionali".
Aggiunge ancora Lavra: "Dal momento che questi farmaci riguardano l'intera umanita', credo che debbano essere gestiti, almeno nelle fasi iniziali, anche per onorare in maniera corretta i costi di produzione e soprattutto di ricerca che stanno dietro i principi attivi, in modo paritetico tra gli organismi di carattere internazionale. Tali organismi, infatti, mettono sul piatto della bilancia dinamiche correlate a economie di scala, senz'altro utili a valutare e contrattare un abbassamento dei costi che, di fatto, non vengono abbattuti e realizzano una impossibilita' di diffusione dei farmaci stessi".
Per questo, aggiunge il vicepresidente dell'Omceo Roma, "o noi ci attrezziamo ad affrontare in modo proporzionato queste innovazioni, oppure facciamo finta di osservare un fenomeno, di prendere atto che determina una criticita' e di non ingegnarci a cercare di trovare delle soluzioni". Lavra pensa quindi che ci sia ancora spazio "per individuare, e magari eliminare, i margini di non perfetta trasparenza di quelle che sono le procedure di registrazione e immissione dei farmaci stessi. E' un settore nel quale dobbiamo impegnarci a fondo- dice ancora Lavra- prospettando soluzioni che sembrano un po' fantasiose al momento, ma che probabilmente sono gli unici percorsi che ci consentiranno di affrontare concretamente il problema. Altrimenti, dovremmo negare queste possibilita' terapeutiche importanti e direi decisive alla popolazione, vanificando i risultati che l'industria del farmaco ci mette a disposizione".
Il vicepresidente dei camici bianchi capitolini, poi, fa un esempio: "Noi sappiamo che in campo chirurgico il futuro dovrebbe essere la robotica, ma questa non cambia in maniera decisiva il risultato degli interventi chirurgici. La robotica, infatti, e' un modo alternativo estremamente costoso che di fatto non possiamo permetterci. Se devo fare un intervento a cielo aperto, con la videochirurgia oppure con i sistemi tradizionali, posso ottenere quasi gli stessi risultati in termini di efficacia clicnica di un intervento con la robotica. E' chiaro che la robotica mi dara' ulteriori vantaggi, ma oggi non si puo' utilizzare diffusamente perche' i suoi costi non possono essere sostenuti".
Aggiunge Lavra: "L'alternativa, pero', non e' negare le cure, ma erogare cure chirurgiche di pari efficacia. Nell'ambito dei farmaci, invece, il discorso e' molto piu' drammatico, perche' in quel caso davvero si tratta di negare le cure. Penso che non possiamo proprio permetterci di negarle, perche' o risolviamo questo problema e questa criticita' fondamentale rappresentata esclusivamente dai farmaci ad elevatissimo costo, oppure noi stiamo rischiando, e di fatto lo stiamo facendo, di negare le cure. E questa, secondo me- ha concluso Lavra- e' una preoccupazione che dovrebbe essere all'attenzione di tutti".
Guarda la video intervista a Lavra (Cds/Dire)