(DIRE) Roma, 5 mag. - "Riteniamo che la dizione feto 'nato morto' sia quantomeno criticabile dal punto di vista scientifico. Un bambino che è nato può morire, ma non certamente un feto, che non è nato". Così alla DIRE un gruppo di psichiatri e psicoterapeuti costituito da Ludovica Costantino, Eva Gebhardt, Manuela Petrucci e Luca Giorgini, in merito al disegno di legge sull'istituzione di un anagrafe del feto 'nato morto' presentato dai senatori Laura Puppato (Pd) e Aldo Di Biagio (Ap).
"Questa distinzione- proseguono gli psichiatri- è alla base delle diverse docimasie ovvero delle prove con cui si stabilisce se, in presenza di un neonato trovato morto, questo avesse o meno respirato e quindi eventuali soggetti coinvolti debbano essere accusati di infanticidio oppure di aborto procurato". Tale prassi della medicina legale, spiega ancora il gruppo di psichiatri, "trova tra l'altro la sua naturale spiegazione scientifica nella 'Teoria della nascita' di Massimo Fagioli: alla nascita la stimolazione della retina da parte della luce (fotoni) produce l'attivazione del cervello e la formazione del pensiero umano come capacità di immaginare".
Pertanto, "c'è una differenza fondamentale tra neonato e feto. Quest'ultimo- sottolineano- non ha neanche la possibilità di vita se viene estratto dall'utero prima della 24esima settimana di gestazione". Per gli psichiatri psicoterapeuti con l'istituzione di un anagrafe del feto 'nato morto' verrebbe così promossa "un'ideologia che, annullando secoli di storia, sembra intenzionata a riportarci indietro nel tempo. Già a partire dal Codice Napoleonico è presente una distinzione legale tra il feto abortito e il bambino nato e successivamente morto".
Concludono i quattro psichiatri: "Anche rendendoci conto del dolore cui possono andare incontro dei genitori che si trovano ad affrontare l'esperienza difficile di una gravidanza che non è andata a buon fine, non possiamo che restare perplessi di fronte a questa proposta di legge. L'etica medica ha anche il dovere di tutelare la salute fisica e psichica delle persone che, in piena conformità con la norma di legge, si trovano a decidere se ricorrere o meno all'interruzione volontaria di gravidanza, che non può essere equiparata al figlicidio. Questo perché, appunto, il feto non è nato e non è un bambino".
(Cds/Dire)