(DIRE) Roma, 15 lug. - "Dall'incontro di studio tenutosi presso l'Idi di Roma lo scorso 9 luglio - giornata di studio sulla 'Chirurgia di salvataggio d'arto' - emergono due dati importanti. Il primo: la chirurgia endovascolare mini invasiva rappresenta la prima opzione terapeutica e puo' essere applicata ai pazienti nel 60-75% dei casi, mentre nel rimanente 25-40% e' necessario ricorrere alla metodica chirurgica tradizionale, il bypass. Il secondo: e' necessario ragionare nell'ottica di sviluppo di centri di eccellenza dedicati alla cura delle patologie vascolari periferiche che presentano caratteristiche assolutamente peculiari e richiedono, per il migliore trattamento, la conoscenza e la disponibilita' di tutti i mezzi terapeutici utili a tal fine". Lo si legge in una nota dell'Idi.
Un punto, quest'ultimo, che sta particolarmente a cuore al professor Sergio Furgiuele, direttore della Chirurgia vascolare dell'Idi, che ha presieduto il meeting. Secondo il professor Mangialardi, presidente della Societa' italiana di chirurgia vascolare, e' importante che il chirurgo vascolare sia 'padrone' di tutte le metodiche ad oggi utilizzabili (angioplastiche con palloncino, procedure di stenting, interventi di bypass) al fine di poter effettuare la scelta piu' corretta per ogni singolo caso. Un concetto fatto proprio dai direttori di cattedra universitaria di Roma e dei piu' importanti primari ospedalieri presenti alla giornata di studio.
"Noi all'Idi- ricorda Furgiuele- abbiamo da tempo preso coscienza del fatto che l'evoluzione tecnologica, nel campo della chirurgia vascolare, consente di intervenire sul paziente in modo efficace, applicando nuove metodiche, e che questo modus operandi rappresenta il presente e sempre di piu' il futuro della medicina nel nostro settore, senza tralasciare l'esperienza acquisita nelle tecniche tradizionali che in un numero non trascurabile di casi possono rappresentare l'unica opportunita' per il salvataggio d'arto".
Nel corso del convegno, che ha registrato in fase di apertura il saluto dell'avvocato Francesco Rocca, direttore generale dell'Idi, si e' evidenziato anche come le enormi possibilita' derivanti dall' applicazione contemporanea della tecnica endovascolare e chirurgica possa, se correttamente usata, portare ad opzioni terapeutiche in casi fino ad oggi considerati non rivascolarizzabili, con una sola delle due metodiche. Per fare cio' c'e' bisogno della volonta' di tutti gli specialisti del settore nel procedere insieme su questa strada. Da qui l'esigenza di fissare nuovi incontri di studio e di confronto.
"L'Idi di Roma- conclude Furgiuele- si candida ad essere la 'casa' del pensiero medico e dello sviluppo tecnologico in questo ambito".
(Com/Rel/Dire)