(DIRE) Roma, 24 giu. - "La Regione Lazio non ha chiuso il Centro studi sulle microcitemie dell'Anmi, ma ha preso atto che si tratta di una struttura privata non autorizzata e non accreditata con il servizio sanitario regionale. La sua attivita' si e' svolta fino al 2014 attraverso progetti, una modalita' amministrativa che non e' piu' possibile adottare ne' prorogare". Lo fa sapere la Regione Lazio.
"La Regione e' disponibile a trovare soluzioni ma esclusivamente nell'ambito delle leggi vigenti. Se il Centro studi intende seguire il percorso legittimo per ottenere autorizzazione e accreditamento rispettando i requisiti strutturali e organizzativi previsti" la Regione "e', ovviamente, disponibile a prendere in esame tale istanza. Siamo peraltro disponibili, al fine di potenziare l'attivita' di III livello, a prendere in carico il personale tra biologi e tecnici che ha titolo e che esegue circa 500 prestazioni l'anno di studi diagnostici ed in particolare del Dna dei geni globinici. Si tratta di esami che si eseguono nei casi in cui le analisi precedentemente descritte non hanno permesso una diagnosi definitiva".
Per quanto riguarda la rete dei centri pubblici del Lazio, la Regione precisa che "e' composta da 7 strutture in grado di fornire l'assistenza richiesta e cioe' di garantire la diagnosi e la gestione del completo percorso assistenziale dei soggetti con sospetta o confermata diagnosi di microcitemia rara. Ad essi possono rivolgersi tutti i cittadini del Lazio in quanto pienamente operativi presso gli ospedali Sant'Eugenio, Gemelli, San Camillo, Policlinico Umberto I, Tor Vergata e Ime, Ospedale pediatrico Bambino Gesu'".
(Mel/Dire)