Roma, 10 giu. - Il giudizio della Corte dei Conti è appena arrivato. Ed è positivo. L'Enpam, l'istituto di previdenza dei medici e dei pediatri, nel 2013 ha registrato un utile di 1,1 miliardi, e il patrimonio netto ha raggiunto il valore di 15 miliardi, risultando pari a 12 volte gli oneri pensionistici sostenuti nell'anno e, pertanto, più che sufficiente a coprire il valore della riserva legale prescritta (5 volte le pensioni in pagamento). Resta l'esposizione accumulata nel passato sui derivati di 2,3 miliardi, ma anche questa, spiega la Corte, sarà riassorbita. "Il 2014- spiega Alberto Oliveti, presidente Enpam- è andato anche meglio, abbiamo chiuso con un attivo di 1,2 miliardi e un patrimonio di 16miliardi".
- I conti sono dunque in ordine? "Abbiamo una proiezione in equilibrio a 50 anni sul saldo corrente complessivo e a 13 anni di patrimonio, che significa che se all'Enpam per 13 anni non entra neanche un euro, siamo comunque in grado di pagare tutte le prestazioni in essere". - Il vostro sistema previdenziale è, se anche corretto, un retributivo, tipo di calcolo che da tempo è sotto accusa per la sua scarsa sostenibilità.
"Ormai è passato il concetto che contributivo è buono e retributivo è marcio. La verità è che questo dipende da una stortura del sistema che ha fatto sì che la pensione retributiva fosse calcolata solo sugli ultimi stipendi".
- I colonnelli che a un anno dalla pensione diventano generali. "È un esempio noto. Ma se il calcolo retributivo fosse non sugli ultimi stipendi ma su tutta la vita lavorativa, probabilmente ci si accorgerebbe che non è uno strumento così squilibrato". - Il vostro sistema funziona? "L'Enpam applica un sistema retributivo reddituale. Anche se abbiamo cambiato il nome, e ora si chiama contributivo indiretto a valorizzazione immediata".
- Come calcolate la pensione? "Guardiamo i contributi versati ogni anno da ogni singolo medico o pediatra. Sulla base dei contributi versati ricostruiamo la retribuzione di quell'anno. In questo modo si ricostruiscono tutti gli anni, poi si divide per gli anni e si calcola una retribuzione media. Su questa retribuzione media ogni anno, come ente, abbiamo applicato un'aliquota contributiva. Se la somma delle aliquote dà, per esempio, il 70%, la pensione sarà pari al 70% della retribuzione media rivalutata".
- A che età possono andare in pensione medici e pediatri? "Dopo la riforma, si può andare in pensione a 66 anni e mezzo, quella anticipata interviene 6 anni prima, a 60 e mezzo. Si può anche prolungare fino a 70 anni".
- Un meccanismo di età flessibile. Che penalizzazioni comporta andare in pensione prima? "Ovviamente la pensione ordinaria è quella in cui si prende l'assegno pieno. Se vado prima avrò una penalizzazione dovuta al fatto che verso meno soldi che sono ripartiti su un'aspettativa di più lunga, quindi l'assegno è inferiore di un 20-22%. Ma accanto a questo modello di flessibilità in uscita, noi stiamo cercando di introdurre un meccanismo di flessibilità in entrata". - Che tipo di meccanismo? "Se identifichiamo la vita professionale, pensiamo a una strada che a un certo punto si interrompe e c'è il pensionamento. Se invece di immaginare una strada pensiamo a una ferrovia con due binari, a un certo punto possiamo fare in modo che uno si interrompa e l'altro continui. Se immaginiamo l'emolumento del singolo medico riferito alla sua platea di pazienti come se fossero due binari in cui si possa, su un binario interrompere a 60 anni e mezzo, e sull'altro continuare a lavorare, il giorno dopo il pensionamento il medico si recherà al lavoro con gli stessi assistiti, ma metà dello stipendio lo pagherà l'Asl, il binario che continua, l'altra metà l'Enpam come anticipo di pensione".
- Ma perché un medico dovrebbe andare in pensione continuando a lavorare? "Qui c'è il secondo aspetto, la flessibilità in entrata. Per l'Asl si libererebbe metà stipendio che potrebbe essere utilizzato per un giovane che ha smesso il tirocinio ed entri in attività affiancando il collega sulla stessa platea di assistiti che per un certo periodo avrà due medici, il vecchio e il giovane, con un sistema a saldo immodificato ma in cui tutti vincono. Perché il giovane partecipa a un sistema già avviato ed entra nel mestiere avendo garanzia che dopo sei anni l'anziano che lo accoglie se ne andrà".
- Una vera staffetta generazionale. Quanto peserebbe sui conti dell'Enpam? "Nulla, perché l'Enpam per la metà di pensione applica le riduzioni attuariali corrette per tenere in equilibrio il sistema".
Articolo tratto da Il Messaggero (Wel/ Dire)