(DIRE) Roma, 5 giu. - "Piu' dell'80% della popolazione detenuta Hiv positiva e' sotto trattamento antivirale con una buona efficacia. Oltre il 73% dei detenuti trattati, infatti, dimostra una massima efficacia antivirale: considerato l'ambiente, si tratta di un ottimo risultato, specie se lo confrontiamo ad esempio con quello della popolazione americana, in cui la percentuale dei pazienti con virus negativo nel sangue e' inferiore al 45%, livelli che in Italia si registravano all'inizio degli anni duemila". Se n'e' parlato a Cagliari durante la prima giornata del XVI Congresso nazionale Simspe/'L'Agora' penitenziaria 2015'. L'appuntamento, che proseguira' fino a domani, e' organizzato e presieduto da Sergio Babudieri, presidente della Societa' italiana di medicina e sanita' penitenziaria.
Dal congresso e' poi emerso che "oggi c'e' ancora una elevata percentuale di persone che muore di overdose nelle prime settimane successive all'uscita dal carcere, oltre a persone che nel primo anno rientrano in carcere perche' compiono nuovamente dei reati". Commenta Roberto Monarca, coordinatore gruppo di Studio Malattie Infettive in carcere Simit: "Lasciare a se stessi questi pazienti espone loro stessi a elevati rischi per la loro salute e la societa' stessa per la recidivita' dei reati. Studi americani confermano che nei primi 5 anni dalla liberazione, circa il 75% rientra in carcere; il 43% solo nel primo anno. In Italia non abbiamo percentuali cosi' elevate, ma nel primo anno siamo comunque intorno al 30%. Questi sono dati che vengono dal Dipartimento dell'amministrazione Penitenziaria- conclude- dove esiste una capacita' di monitoraggio di queste situazioni molto precisa".
(Com/Cds/Dire)