(DIRE) Roma, 3 giu. - La medicina di famiglia diventa sempre di piu' medicina di iniziativa con cure a 'chilometro zero' e un "possibile risparmio stimabile in circa 3 mld di euro ogni anno" per l'intero Servizio sanitario nazionale. Addio a code, interminabili liste d'attesa e spostamenti a 'ping pong' nei vari ospedali, dunque, o negli studi di specialisti diversi per gli esami diagnostici: i principali test per la diagnosi e il monitoraggio delle piu' frequenti malattie croniche si potranno fare a un passo da casa, nello studio del medico di famiglia. È quanto sara' possibile grazie al progetto 'InNov@FIMMG' della Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg), che prevede la "riorganizzazione degli studi di medicina di famiglia in unita' professionali di medicina generale, dotate di personale appositamente formato e di tecnologia diagnostica di primo livello, nell'ottica di una medicina di prossimita' e di iniziativa, che non 'aspetta il paziente' ma 'gli va incontro'".
Spiega Giacomo Milillo, segretario nazionale Fimmg: "Non vogliamo piu' aspettare che i pazienti arrivino nei nostri studi con il loro carico di sintomi, ma essere noi per primi a individuare tempestivamente le loro criticita' e a gestirle correttamente, contrastando efficacemente il loro peggioramento. Questa scelta si rende necessaria per far fronte allo tsunami dei malati cronici che gia' oggi rischia di travolgere la sanita' e che in futuro sara' sempre piu' difficile da contenere". Infatti, secondo recenti stime, "il 38% degli italiani soffre di una patologia cronica, uno su cinque ha due malattie e il 14% e' affetto da piu' di due e nel giro di dieci anni la percentuale dei pazienti con piu' di due patologie croniche arrivera' al 20%, complice l'invecchiamento della popolazione".
In questo scenario, quindi, secondo Milillo la medicina di famiglia "e' e deve restare protagonista fin dalla prevenzione e dalla diagnosi precoce. Il medico di famiglia e' infatti il primo contatto con il sistema sanitario, il piu' vicino a ciascun cittadino, deve percio' intercettare i suoi bisogni prima di tutti gli altri rendendo cosi' piu' fruibile, veloce ed efficiente il percorso di diagnosi e cura. Per questo i medici, aggregati in studi professionali dotati di personale appositamente formato, mediante un percorso condiviso con le societa' scientifiche degli specialisti, saranno in grado di fornire servizi avanzati sul territorio senza oneri aggiuntivi, dotandosi di strumenti diagnostici di primo livello come spirometri, elettrocardiografi, holter pressori, ecografi, nonche' dotazioni telematiche. Esami a basso costo, facili da eseguire e replicare, non invasivi e capaci di indicare chi abbia bisogno di un'indagine ulteriore".
La dotazione di strumenti diagnostici e la riorganizzazione degli studi, fanno sapere, puo' essere a saldo invariato della spesa sanitaria nazionale grazie al risparmio di costi diretti e indiretti, con il miglioramento di appropriatezza e aderenza.
Questo progetto, aggiunge ancora il segretario generale della Fimmg, rappresenta la "nuova proposta professionale che la Fimmg formula per la riorganizzazione e la riqualificazione della sanita' territoriale in occasione del rinnovo dell'accordo collettivo nazionale. I primi 100 medici che faranno parte del progetto 'pilota' e che corrispondono ad un campione di 150mila cittadini, consentiranno di valutare se tale impostazione possa davvero rappresentare una evoluzione in grado di offrire un concreto contributo alla sostenibilita' del Sistema Sanitario Nazionale coniugandola con maggiore qualita' e fruibilita' delle cure ottimizzando l'uso delle risorse. Se il progetto confermera' i risultati attesi sara' replicato anche in altre aree della cronicita'".
La prima fase dunque sara' formativa, fanno sapere i medici di medicina generale, e partira' da settembre in quattro Regioni.
Finisce cosi' l'era dello studio con lettino e stetoscopio e arriva la 'squadra della salute' a un passo da casa per rispondere prima e meglio alle esigenze dei cittadini.
"All'interno del team di medicina generale i singoli colleghi dovranno sviluppare specifiche competenze senza pero' diventare 'mini-specialisti'- dice ancora Milillo- L'obiettivo e' sempre e comunque un approccio primario alla cura, con una presa in carico complessiva. Non vogliamo ne' dobbiamo sostituirci agli specialisti, che tuttavia devono intervenire quando ve ne sia realmente la necessita', mantenendo una costante collaborazione. In caso contrario le risorse del sistema sanitario, sempre piu' scarse, verrebbero sprecate".
Un caso paradigmatico e' la broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco), che riguarda "il 4,5% della popolazione ed e' in costante aumento soprattutto negli over 65, dove arriva a un'incidenza del 20%. L'80% dei casi potrebbe essere gestito dal medico di famiglia per i livelli di patologia di grado lieve-moderata o in fase stabile avvalendosi dell'importante supporto dello pneumologo solo per i pazienti piu' complessi e 'alleggerendo' cosi' il carico di malati allo specialista e contribuendo alla prevenzione come ad esempio un'adeguata lotta al fumo, risparmiando solo per questa patologia una cifra stimata dai 600 ai 900 milioni di euro". Tutto cio', dicono gli esperti, consentira' "diagnosi e terapie piu' tempestive, riduzione delle complicanze e delle interminabili liste d'attesa, un miglioramento della qualita' di vita e un taglio netto delle spese per il Servizio sanitario nazionale, grazie all'abbattimento del 25% dei costi connessi alla Bpco e alla riduzione del 50% del rischio di ricoveri".
E' oramai accertato, sottolinea il segretario generale dei medici di famiglia, che "i modelli di gestione pro-attiva e di iniziativa delle patologie croniche sono in grado di rendere piu' efficiente il sistema ottimizzando l'uso delle risorse. Il progetto che vogliamo realizzare servira' anche a confermare questa evidenza e a far crescere un modello di medicina piu' innovativo e attento all'uso delle risorse oramai sempre piu' scarse. Il medico di famiglia, che ha una relazione terapeutica coi propri assistiti che dura in media almeno 15 anni, proprio in virtu' del rapporto di fiducia, della prossimita' al paziente e di questa nuova modalita' di organizzazione delle cure, puo' essere la chiave di volta per garantire una maggiore efficacia nella gestione della malattia- conclude Milillo- e rappresentare una risorsa certa per il mantenimento della salute di tutti i cittadini".
(Com/Cds/Dire)