(DIRE) Roma, 28 gen. - "In Italia l'osteoporosi colpisce circa 5 milioni di persone e tra i pazienti fratturati di femore oltre i 65 anni se ne trattano poco piu' del 10%. Da alcuni anni esiste una carta di rischio, che si chiama 'Frax', che quantizza il rischio che abbiamo di fratturarci per fragilita' in 10 anni.
Sarebbe sufficiente che il medico somministrasse questa carta di rischio ma il problema e' che questo non avviene". Cosi' in una nota la Sie (Societa Italiana di Endocrinologia).
"Per invertire queste tendenze negative- dice Maria Luisa Brandi, socia della Sie- si dovrebbe prendere coscienza istituzionale del problema delle fratture da fragilita' e dei costi che ne conseguono, attuando tutte le misure non per limitare il trattamento farmacologico dell'osteoporosi, ma per renderlo piu' appropriato: campagne di comunicazione, linee guida istituzionali. Tutto quanto il nostro Paese non ha mai fatto".
Quanto alle nuove terapie biologiche per l'osteoporosi, in realta'- fa sapere ancora l'esperta- "le nuove terapie non sarebbero tanto nuove, visto che l'ultima molecola registrata, l'anticorpo monoclonale denosumab, e' in commercio gia' da anni. La piu' grande innovazione sarebbe comunque utilizzare questi farmaci in maniera sequenziale, ad esempio osteoformativi seguiti da antiriassorbitivi. In tal senso avremmo necessita' come innovazione di nuovi farmaci anabolici- conclude- visto che l'unico in commercio oggi, il teriparatide, ha un costo proibitivo per poter essere utilizzato nella popolazione osteoporotica in generale".
(Com/Cds/ Dire)