(DIRE) Roma, 21 gen. - La lebbra continua a propagarsi. Gli oltre 200 mila nuovi casi identificati annualmentenon riflettono tutta la realta': altrettanti uomini, donne, bambini, abitanti in zone prive di infrastrutture sanitarie, sfuggono ogni anno alle stime con grande pericolo di sviluppare postumi invalidanti e contaminare tutto l'ambiente circostante. Alla malattia sono dedicate le giornate del 24 e 25 gennaio.
Secondo l'Oms (Organizzazione Mondiale della Sanita') sono oltre 215 mila i nuovi casi diagnosticati nel 2013 (1 nuovo caso ogni 2 minuti) di cui oltre 129 mila sono "multibacillaires", la forma cioe' piu' contagiosa. A preoccupare poi sono i dati relativi ai bambini colpiti, quasi 18 mila con meno di 15 anni, e a coloro che presentano delle incapacita' "di grado due" visibili ed irreversibili, oltre 13 mila. L'Oms ha poi reso nota la diffusione geografica della malattia: la maggior parte dei malati di lebbra si trova nel sud-est asiatico con ben 155.385 casi (72%), seguono l'America con poco piu' di 33 mila malati (15%) e l'Africa con 20.911 casi (10%). Piu' staccati il Pacifico occidentale (4.596 casi) e il Mediterraneo orientale con 1.680.
Sintomo della poverta'. Si scrive lebbra ma si legge poverta': in molti di quelli che sono i paesi piu' poveri al mondo la malattia tropicale e' stata trascurata negli anni ed e' oggi simbolo dell'esclusione sociale. Legata al destino dell'uomo da sempre, la lebbra resiste ancora nelle regioni piu' povere e sfavorite dove imperversano l'ignoranza e la miseria.
Cure ed ostacoli. Eppure scientificamente l'eliminazione della lebbra e' stata raggiunta nel 2000 e, attualmente, esiste meno di un caso di malattia ogni 10 mila abitanti nel mondo. Un dato che pero' non lascia certamente tranquilli visto e considerato che, secondo l'Estratto epidemiologico dell'Oms, ancora numerosi paesi endemici hanno molti malati, piu' di uno ogni 10 mila abitanti.
La cura utilizzata ha visto la collaborazione della Commissione medico-scientifica Follereau. Si tratta di una polichemioterapia (Pct) composta da tre antibiotici che uccidono il bacillo e guariscono il malato in 6 o 12 mesi, a secondo della forma della malattia. La cura e' gratuita per i malati ed interrompe la catena di trasmissione, ma deve essere amministrata fin dall'apparizione dei primi segni della malattia per evitare mutilazioni. La Pct guarisce il malato, ma non puo' riparare le eventuali invalidita'. Con un tasso di ricaduta del 1,5%, e' attualmente il mezzo il piu' sicuro e piu' efficace per uccidere il bacillo. Il principale ostacolo resta la poverta', sinonimo di isolamento e di instabilita' con infrastrutture sanitarie, per la formazione e la cura, insufficienti. C'e' bisogno principalmente di nuove attrezzature, nuovi trattamenti e test di diagnosi precoce) per ridurre il rischio di trasmissione.
Le Giornate del 24 e 25 gennaio serviranno soprattutto a questo: sensibilizzare quanta piu' gente possibile a fare qualcosa di concreto affinche' la lebbra, considerata in passato una maledizione di Dio e incurabile, diventi sempre meno temibile e meglio curabile. (www.redattoresociale.it) (Cds/ Dire)