(DIRE) Roma, 19 gen. - "Caos nei pronto soccorso del Lazio? Pazienti esasperati e costretti a stazionare per giorni in barella in condizioni disumane, con conseguenti episodi di medici e personale sanitario aggrediti? Se questa drammatica situazione che va avanti da troppi anni ancora non cambia, la colpa e' soprattutto del presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, che non solo non ha mai aperto al confronto, ma ha ignorato le nostre proposte organizzative, basate su dati e modelli certi, per sanare questo scenario da 'terzo mondo' che ci coinvolge quotidianamente come medici, ma che riguarda soprattutto i cittadini". Cosi' Giuseppe Lavra, segretario del sindacato dei medici Cimo Lazio.
Cimo, spiega Lavra, "ritiene che le cause del disastro dei pronto soccorso laziali siano il modello organizzativo che tende a trattenere i malati ricoverati, la carenza di posti-letto nei reparti di degenza ordinaria di competenza, e il blocco del turn-over che in questi servizi essenziali diventa un vero dramma". Secondo il sindacato, sui grandi ospedali della Regione, "sarebbero necessari ulteriori 100 posti letto internistici al San Camillo, 120 posti letto al Pertini, 60 al Grassi di Ostia, 60 al Policlinico Casilino, 30 al San Giovanni Addolorata, 30 al Sant'Andrea e meno di 15 posti letto internistici al San Filippo Neri, 60 al S.Maria Goretti di Latina".
Conoscendo "da vicino questa situazione", e partendo da "un'analisi accurata", prosegue quindi Lavra, "abbiamo studiato un nuovo percorso del paziente per riorganizzare e razionalizzare i vari pronto soccorso, peraltro con poca o nulla spesa aggiuntiva. Ci si aspettava almeno l'apertura al confronto, ma non il silenzio assoluto da parte della Regione Lazio, che continua invece a diffondere una comunicazione ottimistica sulla nostra sanita', tentando di tranquillizzare i cittadini- conclude- ma non risolvendo i reali problemi".
(Cds/ Dire)