Roma, 14 gen. - Articolo tratto da "Il Messaggero". Il caso. Niente più esenzione automatica dai ticket sanitari per i cittadini di età superiore ai 65 anni e con un reddito familiare che non superi i 36.152 euro l'anno. La proposta, pur tra cautele e smentite, viene dalle Regioni in attesa che il governo formalizzi una sua proposta in merito, in base a quanto previsto dal patto per la Salute. Ne ha parlato Luca Coletto, coordinatore degli assessori regionali alla sanità, provocando immediate reazioni visto che il tema, oltre ad essere di per sé sensibile, riguarda oltre 12 milioni di persone.
La logica di questo riassetto sarebbe abbastanza chiara: la condizione di anziano - è il ragionamento sottinteso - non è di per sé sinonimo di uno stato di bisogno tale da meritare un'agevolazione automatica, tanto più se associata ad un indicatore di reddito non alto ma nemmeno particolarmente severo.
Questi cittadini attualmente non pagano la compartecipazione per le prestazione specialistica e in alcune Regioni nemmeno quella eventualmente prevista per i farmaci; in futuro, se la proposta sarà accolta, saranno invece chiamati a contribuire. Resterebbero invece beneficiarie dell'agevolazione categorie specifiche come i disoccupati, i pensionati sociali o al minimo, coloro che soffrono di specifiche patologie. E nel nuovo modello allo studio particolare attenzione dovrebbe essere riservata anche alle famiglie numerose.
Attualmente l'esenzione automatica con lo stesso livello di reddito familiari previsto per gli ultrasessantacinquenni è riservato - a livello nazionale - anche ai bimbi minori di sei anni.
Il patto per la salute. Il tema di una revisione dell'attuale sistema di esenzioni è in discussione da tempo e lo stesso patto per la Salute sottoscritto tra Regioni e Stato prevede di andare nella direzione di un legame stretto tra i benefici e il reddito. Ma è chiaro che l'assottigliarsi delle risorse disponibili rende tutto il discorso più urgente. Lo ha fatto capire chiaramente lo stesso Coletto all'Ansa: ½Non possiamo, a fronte dei tagli previsti dalla Legge di Stabilità, prevedere ulteriori livelli essenziali di assistenza (Lea) nel nuovo Patto per la salute: significherebbe far fallire le Regioni». ½I Lea e i ticket - ha spiegato ancora l'assessore - sono due facce della stessa medaglia: i Lea sono le cure che le Regioni devono erogare. Le esenzioni previste dai ticket aumentano o diminuiscono la capienza del budget».
Coletto ha poi fatto una parziale marcia indietro precisando che ½non c'è nessuna intenzione di toccare l'esenzione ma tutto va riparametrato al'interno di un disegno più complesso». E dalla proposta si è dissociato Sergio Chiamparino, presidente del Piemonte e della Conferenza delle Regioni, che l'ha qualificata come ½una posizione personale».
Ma l'assessore ha annunciato anche altre possibili novità, sul tema della formazione dei medici. In sostanza le Regioni propongono un utilizzo più intensivo degli specializzandi, che potrebbero essere anche assunti dai sistemi sanitari regionali e poi maggiormente impiegati all'interno degli ospedali.
½Proponiamo che il medico laureato e abilitato possa accedere alla specializzazione nel reparto, seguito dal primario e prosegua la didattica presso l'università - ha argomentato Coletto - insomma, vogliamo che acceda alla specializzazione appena laureato per evitare di avere, come oggi, 5 mila medici che non hanno accesso alle scuole di specializzazione».
A giudizio dell'assessore questo approccio permetterebbe ai medici stessi di completare prima il proprio percorso formativo (che oggi termina in genere intorno ai 30 anni) e avrebbe l'effetto di limitare il ricorso all'importazione di medici dall'estero.
(Cds/ Dire)