Roma, 13 gen. - Articolo tratto da "il Corriere della Sera". Un'ambulanza ferma nove ore al pronto soccorso del San Giovanni. Un'altra solo mezz'ora di meno in quello del Sant'Andrea. Un'emergenza continua, ciclica nella Capitale, ma che dall'inizio del 2015 sta assumendo proporzioni preoccupanti. Soltanto ieri alle 14 ben 42 ambulanze erano bloccate nei pronto soccorso degli ospedali romani da più di un'ora. Nella stessa giornata, alle 16.20, nei posti di primo intervento dei nosocomi (fra Dea e pronto soccorso) c'erano circa duemila pazienti, molti dei quali in attesa di essere visitati o trasferiti nei reparti oppure in altre strutture. Una giornata campale con ambulanze parcheggiate e inutilizzabili a lungo invece di essere disponibili per altri interventi. Una decina al San Giovanni, sette al Sant'Andrea, sei al San Camillo, cinque al Sandro Pertini. L'elenco è lungo.
"Ci tengono fermi da loro dicendoci che non hanno lettighe per i pazienti che portiamo - spiegano i portantini delle ambulanze -, ma poiché i pronto soccorso sono strapieni di gente e le attese sono lunghissime, finisce che non possiamo muoverci e assistiamo noi le persone che abbiamo appena trasportato". Alla base della situazione c'è la carenza di personale e di posti letto in alcuni ospedali romani e nell'hinterland. Cause principali delle ore che si aspettano prima di essere visitati, almeno se si tratta di codici bianchi o verdi. "In caso di codici rossi o gialli ovviamente non si aspetta, ma per noi cambia poco, visto che dobbiamo comunque attendere che il nostro paziente sia preso in carico dal personale dell'ospedale", dicono ancora i portantini. "In realtà ci troviamo in una situazione di grande difficoltà da una ventina di giorni - rivela Massimo Magnanti, medico al San Giovanni e segretario dello Spes, il Sindacato professionisti emergenza sanitaria -, in particolare dalla vigilia di Natale a tutto ieri perché c'erano ancora le ferie e i ponti festivi per il personale degli ospedali e dei servizi territoriali che per questo hanno lavorato a ritmo ridotto".
Magnanti conferma che "purtroppo non si tratta di un fenomeno nuovo, ma continua lo stesso a ripetersi. Lo denunciamo da anni. Ieri mattina c'erano 600 pazienti in attesa di essere ricoverati nei reparti o di essere trasferiti - aggiunge il sindacalista -: il problema vero è che in questo modo il pronto soccorso si riempie di barelle, decine di barelle, ed esaurisce la sua funzionalità". "Tiriamo le somme di otto anni di commissariamento, di continue riduzioni di organico e posti letto, prima su imput della Regione, ora nazionale", conclude Magnanti che avverte: "Bisogna assolutamente orientare il sistema verso un aumento di posti lette in area medica. Specialmente in questo periodo. Non c'è problema per la chirurgia d'urgenza, ma c'è nel ricovero del paziente spesso anziano, con più patologie, fragile, che facilmente può andare incontro a scompensi importanti" .
(Cds/ Dire)