(DIRE) Roma, 13 gen. - Articolo tratto da "La Repubblica". L'esempio migliore riguarda le emergenze sanitarie: oggi, se un cittadino di Acquapendente chiama un'ambulanza, l'ospedale di riferimento in cui viene condotto è il Belcolle di Viterbo, oltre 50 km di distanza, più di un'ora di strada. Entro la fine di febbraio, invece, le urgenze non terranno più conto dei confini geografici e l'ambulanza invece di dirigersi verso sud, potrebbe, in meno di mezz'ora, a seconda della necessità di intervento, passare le barriere virtuali tra Lazio e Umbria e arrivare a sirene spiegate all'ospedale Santa Maria della Stella a Orvieto. È questo uno degli effetti dei protocolli firmati il 9 gennaio scorso a Terni tra Nicola Zingaretti, governatore del Lazio, e Catiuscia Marini, la sua omologa umbra. Due accordi di durata triennale che provano ad anticipare il cammino della riforma delle Regioni, quella che in Parlamento è stata presentata dai deputati Pd Roberto Morassut e Raffaele Ranucci.
Un disegno di legge che viaggia sulle sue gambe e prevede l'accorpamento degli enti fino a trasformare il territorio italiano e passare da 20 a 12 Regioni. La rivoluzione lascerebbe intatte solo Sardegna e Sicilia, tutte le altre dovrebbero fondersi e cedere pezzi di territorio a quelle confinanti. Nel frattempo, però, in attesa che la proposta vinca le resistenze dei gruppi parlamentari, Lazio e Umbria provano la strada dell'autoriforma. Due i settori che iniziano a integrarsi: la sanità (con il Lazio commissariato da anni e in attesa di concludere il suo piano di rientro e l'Umbria tra le prime Regioni per efficienza del servizio) e il turismo. La logica è che non ci devono essere limiti all'accesso dei servizi, a partire proprio dai confini geografici che vengono annullati in special modo per quei territori confinanti. Rieti e Viterbo da una parte, Orvieto, Terni e Narni dall'altra possono agire in una "logica di sistema", la definisce Alessio D'Amato, a capo della cabina di regia della sanità laziale, sia per quanto riguarda le emergenze, con i comuni più periferici delle province di Viterbo e Rieti che possono rivolgersi agli ospedali umbri, sia in un'ottica di accordi sulla formazione, grazie ai poli universitari presenti sul territorio laziale.
L'obiettivo è quello di facilitare l'accesso alle prestazioni dei pazienti dell'altra Regione attraverso adeguati sistemi di informazione e la semplificazione delle procedure amministrative. Inoltre, il protocollo (che vale per il triennio 2015-2017) prevedere la mobilità dei professionisti di una regione nelle strutture dell'altra. Non solo: tra le altre misure c'è anche la progressiva eliminazione di eventuali differenze tariffarie per i servizi. Per far questo è stato istituito un tavolo permanente tra le due regioni che si riunirà nei prossimi giorni e poi, successivamente a cadenza fissa, per analizzare i fenomeni di mobilità sanitaria, mobilità ospedaliera e specialistica ambulatoriale e le problematiche specifiche delle aree di confine.
Diverso il discorso sul turismo che, grazie al protocollo, verrà promosso attraverso una sinergia comune e partendo da quei punti di con- tatto geografici che riguardano i cosiddetti "cammini", da quello di San Francesco a quello dei monasteri benedettini, presenti sia in Umbria sia nel Lazio fino alla via Lauretana. Un tipo di turismo in crescita: "I dati certi per ora li abbiamo sulla via Francigena che non riguarda questo accordo: ebbene - spiega Gianni Bastianelli, direttore dell'agenzia regionale per il turismo nel Lazio - lì nell'ultimo anno c'è stata una crescita della percorrenza del 30%, a dimostrazione delle grandi potenzialità di questo settore".
Ora le attività di promozione verranno coordinate, così da "vendere" il pacchetto completo sui cammini religiosi (da Roma ad Assisi, ad esempio), puntando soprattutto all'attenzione verso l'Italia che arriva dalla Cina, dalla Russia, dal Brasile.
Inoltre, la vicinanza all'Umbria consente di sviluppare itinerari enogastronomici o, ancora, quelli che valorizzano l'artigianato delle due regioni. In sostanza, recita il protocollo si punta alla "costruzione di un'immagine integrata ed attrattiva dei territori connotata da un'offerta turistica di alta qualità". Prima tappa di questa integrazione sarà Expo 2015.
(Cds/ Dire)