(DIRE) Roma, 26 feb. - Un percorso ad ostacoli che mette in difficolta' pazienti e professionisti. In Europa ogni anno 6 persone su 100mila si ammalano di rare forme di tumore. E secondo quanto recentemente comunicato da Esmo (European society for medical oncology), su una scala piu' ampia, i nuovi casi di tumori rari raggiungono i 4 milioni l'anno, rappresentando il 20% di tutti i nuovi casi oncologici. A riportare l'attenzione sul tema, intanto, sabato 28 febbraio ci pensera' la 'Giornata delle malattie rare' che, giunta alla sua ottava edizione, quest'anno prevede una serie di iniziative legate al 'Vivere con una malattia rara'.
"I tumori rari, considerati complessivamente, hanno una rilevanza epidemiologica maggiore di quanto la definizione stessa possa lasciar pensare- dice Gianpiero Fasola, presidente Cipomo (Collegio italiano dei primari medici oncologi ospedalieri)- Ogni singolo caso rischia di diventare un percorso ad ostacoli che puo' mettere in difficolta' pazienti e professionisti". Secondo Fasola il lavoro svolto fin qui in Italia dall'Istituto Tumori di Milano e dalla 'Rete Tumori Rari' ha comunque "gia' dato ottimi risultati: tutti abbiamo un debito con i colleghi che per primi hanno lavorato in questo difficile ambito. Tuttavia, non mi sembra strategicamente intelligente che un sistema sanitario si affidi solo alla buona volonta' di singoli. Serve un cambio di passo: sistematizzare, coordinare e facilitare l'accesso alle competenze giuste e ai luoghi di cura giusti. Questo dovra' essere l'impegno di tutti".
Fa poi sapere il presidente Cipomo: "Il Gruppo di lavoro Agenas-Cipomo-Aiom sulle reti oncologiche sta operando per rispondere alle indicazioni che derivano dal 'Documento tecnico di indirizzo per ridurre il carico di malattia del cancro per gli anni 2011-2013' e dal Patto per la salute tra Stato e Regioni. E' opinione diffusa che sia necessario accelerare i tempi per la costruzione delle reti di patologia e passare dalle enunciazioni e da atti deliberativi, spesso senza esito, all'avvio di un sistema, efficacemente coordinato e monitorato, per la presa in carico dei pazienti. Ridurre le distanza tra quello che si dovrebbe e che gia' si puo' fare, e quello che si fa- conclude Fasola- e' un imperativo etico al quale non possiamo sfuggire".
(Cds/Dire)