(DIRE) Roma, 17 dic. - Si va avanti sull'accorpamento delle attività di ostetricia e ginecologia e pediatria/neonatologia dell'ospedale di Colleferro con quelle dell'ospedale di Palestrina. La sezione III quater del Tar Lazio ha respinto la richiesta di sospensiva avanzata da 12 comuni, capeggiati da quello di Colleferro, del provvedimento (datato 1 luglio 2015) dell'allora dg della Asl Roma G, Giuseppe Caroli, che disponeva l'accorpamento delle attività di ostetricia/ginecologia e pediatria/neonatologia dell'Ospedale di Colleferro con quello dell'Ospedale di Palestrina a decorrere dal 6 luglio 2015 e il blocco delle accettazioni di ostetricia/ginecologia e pediatria/neonatologia presso l'Ospedale di Colleferro, sempre a partire dall'1 luglio 2015.
I comuni in questione avevano anche impugnato il decreto dell'1 aprile scorso con il quale il presidente della Regione Lazio, nella sua qualità di commissario ad acta, aveva approvato l'atto aziendale dell'Azienda ASL Roma G e la deliberazione del 26 marzo 2015 con la quale il dg della Asl Roma G aveva adottato l'atto aziendale.
Per il collegio "non sussistono le ragioni per l'accoglimento della domanda cautelare di sospensione del provvedimento impugnato, atteso che il ricorso appare prima facie infondato, in ordine alla prima doglianza con cui parte ricorrente fa valere il mancato rispetto delle garanzie partecipative a favore del Comune di Colleferro, nel procedimento di accorpamento delle attività di ostetricia e ginecologia e pediatria/neonatologia dell'ospedale di Colleferro con quelle dell'ospedale di Palestrina, considerato che parte ricorrente- si legge nell'ordinanza- non ha impugnato l'atto di autonomia aziendale, adottato con la deliberazione n. 854 del 14 novembre 2014, prodromico all'atto di accorpamento principalmente impugnato e dal quale risulta che gli atti successivi sono stati a loro volta adottati previo parere della conferenza dei sindaci, con conseguente inammissibilità della relativa censura, appunto, di assenza delle garanzie partecipative".
I giudici amministrativi hanno anche sottolineato le "contestazioni opposte dalla resistente Regione Lazio alla seconda censura riguardante il criterio del numero minimo di parti annui per mantenere il presidio ginecologico/pediatrico in Colleferro e che fanno riferimento a studi svolti da accreditate istituzioni mediche e universitarie che pongono in rilievo il pericolo prodotto dalla insufficienza di strutture eccessivamente parcellizzate seppur diffuse sul territorio".
(Wel/ Dire)