(DIRE) Roma, 3 dic. - "La legge di stabilità potrebbe offrire una doppia via di uscita, sufficientemente onorevole per il governo, a garanzia della salute dei cittadini, ma anche nel pieno rispetto delle nuove norme comunitarie che pongono limiti ben precisi all'orario di lavoro di medici ed infermieri". Lo scrive in una nota Paola Binetti, deputato di Area popolare (Ncd- Udc).
"Le risorse potrebbero arrivare dalla cosiddetta medicina difensiva che sta raggiungendo dei costi sempre più proibitivi sia per le aziende che per i singoli professionisti. La Commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori in sanita ritiene che, già la sola medicina difensiva che si riferisce al surplus di spesa sanitaria non legata a finalità terapeutiche ma alla riduzione del rischio di contenzioso, valga annualmente 10 miliardi di Euro, pari allo 0,75% del Prodotto Interno Lordo- spiega la deputata- Le ragioni per le quali la medicina difensiva è praticata sono ampiamente riconducibili al timore di una denuncia da parte dei pazienti, che va ad alimentare un contenzioso, che sta sfuggendo di mano alle stesse strutture sanitarie".
"Il 77,9% dei medici intervistati in una recente indagine- commenta Binetti- ha ammesso di aver tenuto almeno un comportamento di medicina difensiva nell'ultimo mese di lavoro proponendo il ricovero di pazienti che riteneva gestibili ambulatorialmente, prescrivendo un numero di esami maggiore rispetto a quello ritenuto necessario per effettuare la diagnosi. Contrastare l'abnorme sviluppo della medicina difensiva non può però essere ricondotto esclusivamente ad una operazione della legge di stabilità, servono, infatti, investimenti in formazione che riguardano la classe medica a tutti i livelli, le direzioni aziendali, i pazienti e le associazioni che li rappresentano.
Occorre capire e far capire che ci troviamo davanti a degli sprechi di tali dimensioni da sottrarre risorse preziose su altri fronti dell'assistenza e della cura".
"Quando i malati chiedono più assistenza domiciliare- spiega Binetti- perché anziani soli disabili, quando i pazienti affetti da malattie rare reclamano un'attenzione specifica sui trattamenti innovativi di cui hanno assoluto bisogno, quando l'ampio settore delle dipendenze chiede una revisione radicale dei modelli organizzativi, a tutti costoro occorrerebbe ricordare lo spreco che suppone la medicina difensiva. Ma bisognerebbe ricordarlo anche quando il personale medico-infermieristico affronta turni massacranti, per mettersi in gioco a fianco dei malati ricoverati in aree ad alta intensività. Grazie alle direttive europee faremo una piccola rivoluzione di cui tutti sentivano un estremo bisogno, ma per questo occorre cominciare e ricominciare investendo il mondo della formazione della informazione, perché le risposte siano efficaci e trasparenti".
(Wel/ Dire)