Roma, 30 apr. - Il Presidente dell'OMCeO di Roma, Roberto Lala, ha scritto al Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, e ad Alessio D'Amato, Responsabile della Cabina di Regia del SSR, per chiedere un incontro urgente in merito alle criticità rilevate nell'ambito dell'ambulatorio infermieristico "See And Treat", costituito con deliberazione n. 384 del 20 marzo 2015 della Direzione Generale ASL RMC e reso operativo dal 23.03.2015 presso il Presidio Sanitario Integrato di Santa Caterina della Rosa, in via Niccolò Forteguerri 4 nel Distretto Sanitario 6. La richiesta è sottoscritta da Anaao, Assomed, Fimp, Fassid, Snami, Fimmg, Cisl Medici, Fesmed, Smi Lazio, Fvm Lazio, Cimop, Cimo, Anpo Ascoti Fials Medici, Sumai, Spes, Ugl Medici, Cosips, C.I.Pe.
L'Ordine capitolino, unitamente alle rappresentanze sindacali con cui è stata condivisa la richiesta, intende rappresentare ai vertici dell'Amministrazione regionale la forte preoccupazione per l'iniziativa posta in essere dall'ASL Roma C, al fine di individuare soluzioni e percorsi appropriati in merito alle già denunciate problematiche.
"E' noto - scrive Lala - che nei pochi casi (fuori dell'ambito territoriale del Lazio) nei quali si sono costituite strutture similari, il "See and Treat", tra l'altro ancora in forma sperimentale, opera all'interno dei Pronto Soccorso Ospedaliero e, quindi, nell'ambito di una struttura complessa dove è almeno assicurata la presenza costante e attiva del medico, il quale la rende idonea ad affrontare anche le cosiddette urgenze minori.
Mentre nell'iniziativa della ASL RM C è del tutto disattesa, con grave vulnus per la sicurezza del paziente, la funzione di garanzia del medico, il quale, è bene ricordarlo, non può in nessun modo derogare alla propria competenza esclusiva sulla diagnosi e la terapia".
In particolare, forti preoccupazioni nascono dalla prevista validazione ex post da parte del medico "dell'appropriatezza e della coerenza del trattamento attuato dall'infermiere", controfirmando e certificando l'intero percorso di presa in carico e di dimissione e, di conseguenza, assumendo su di sé la responsabilità del trattamento stesso. Viene cioè chiesto al medico di certificare a distanza e senza aver prima visitato lui stesso il paziente. Così facendo si esporrebbe all'ipotesi di reato per falso ideologico. Invece, per l'infermiere potrebbe configurarsi, sotto il profilo dell'ordinamento penalistico, quello di esercizio abusivo della professione medica.
Leggi il testo completo della lettera (Com/Dire)