(DIRE) Roma, 27 apr. - "Fili scoperti, rifiuti abbandonati alla mercè di chiunque, cartoni vari ammassati alla rinfusa, sedie rotte sorrette da appoggi di fortuna, bare cosparse da calcinacci. Non è lo scenario di una discarica, ma la realtà quotidiana all'interno di due grandi poli ospedalieri della capitale: San Filippo Neri, San Camillo. Due grossi presidi che coprono più del 20% del servizio sanitario della capitale. Due realtà all'avanguardia dal punto di vista medico specialistico, meno per quello igienico e strutturale". Lo dice la Uil di Roma e del Lazio che, nell'ambito dell'Osservatorio sulla sanità, sta proseguendo il proprio viaggio all'interno dei nosocomi della regione, "denunciando le gravi carenze e i deficit che caratterizzano la nostra sanità".
Infatti, "centraline elettriche scoperte, intasamento del pronto soccorso, fili penzolanti, carrelli del vitto incustoditi caratterizzano le istantanee che la Uil è riuscita a carpire all'interno dell'ospedale San Camillo, sulla Gianicolense; uno dei più grandi nosocomi della capitale di cui già nei mesi scorsi il sindacato di via Cavour aveva evidenziato anomalie e sprechi, conseguenti soprattutto all'accorpamento del Forlanini".
Come spiega Paolo Dominici, segretario regionale della Uil Lazio, "Nonostante il consistente intervento di ristrutturazione degli anni passati, il San Camillo necessita nuovamente di lavori urgenti. Nello specifico, bisognerà ricantierare al più presto il padiglione di ostetricia e ginecologia e, inoltre, è necessario mettere a norma il Puddu. Per farlo, secondo le stime dell'area tecnica servono ben 80 milioni di euro. Che si vanno ad aggiungere ai 50 già spesi per la ristrutturazione dell'ospedale".
Al Puddu del San Camillo attualmente si trovano gli ambulatori di chirurgia vascolare. Fino a poco tempo fa qui era dislocato il reparto di cardiochirurgia, ora trasferito presso il padiglione centrale (la Piastra), "per inagibilità delle sale operatorie e, soprattutto, per la mancanza delle norme antincendio che comportano ancora oggi la presenza costante, 24 ore, di una squadra per le emergenze", squadra "che produce un costo elevatissimo- continua Dominici- che si va ad aggiungere agli enormi sprechi causati dalla mancata attivazione del sistema elettronico di accesso per i dipendenti. Sistema progettato, acquistato, installato e mai diventato esecutivo".
Inoltre, "situazioni diverse ma ugualmente compromesse" al san Filippo Neri, dove è stata di recente smantellata la camera operatoria della cardio-chirurgia e "di conseguenza si lavora con rischi costanti, perché in caso di urgenze nel reparto di emodinamica, i pazienti devono essere tempestivamente trasportati in altri ospedali. Con tutte le conseguenze del caso", denuncia il segretario regionale della Uil Lazio.
E questo, "non è l'unico problema dell'ospedale del quartiere Trionfale, dove si attendono i lavori di ristrutturazione da anni ma l'unica traccia rimasta è una gru che staziona lì da anni; aggirandosi tra i reparti ci si imbatte in rifiuti ammassati, muffe a vista, estintori abbandonati, servizi igienici in stato di precario abbandono. Anche se funzionanti".
Per Alberto Civica, segretario generale della Uil regionale, "E' questa la sanità tanto celebrata del Lazio?. Nonostante le azioni di risanamento messe in atto dal presidente Zingaretti, continuiamo ad essere la regione con il debito e il deficit sanitari più elevati. Pagati soprattutto dai cittadini attraverso una tassazione irpef e irap elevatissima e attraverso un aumento esponenziale dei ticket che- con una spesa 13 volte superiore a quella del 2006- risultano essere i più alti d'Italia. Risultato? Famiglie sempre più in difficoltà che rinunciano spesso alle stesse cure e soprattutto alla prevenzione. Così non va assolutamente. Che tipo di società è quella in cui la salute non è un bene di tutti? Quella in cui per evitare attese lunghissime si è costretti a rivolgersi al privato? Ed è così che trattiamo le nostre eccellenze? Non è ammissibile trovare gli ospedali nello stato ritratto dalle nostre fotografie e stazionare ore e ore nei corridoi in attesa di un esame o di un ricovero".
Inoltre, "non basta ridurre le spese e verificare i conti, è necessario controllare le condizioni di tutta la sanità. Razionalizzare la spesa significa razionalizzare soprattutto gli sprechi, come- per rimanere in ambito sanitario- le esternalizzazioni dei medici, le collaborazioni esterne ancora troppo presenti in tutti i settori della società. Invece si continua a colpire l'essenziale. Chiediamo alla Regione di occuparsene. E' una risposta dovuta ai tanti cittadini che oggi non trovano una sanità efficiente. Non dobbiamo dimenticare che negli ultimi mesi sono aumentate le spese per le assicurazioni sanitarie e quelle per le attrezzature e gli apparecchi terapeutici. Intanto diminuiscono i servizi e soprattutto la qualità dei servizi per gli utenti che si rivolgono alla sanità pubblica. Se già il sistema non regge e non è in grado di coprire i bisogni della cittadinanza, come affronteremo l'emergenza Giubileo?", conclude Civica.
(Wel/ Dire)