Roma, 20 apr. - Articolo tratto da "Quotidiano sanità". "Le Regioni piuttosto che incidere sugli sprechi che sono sotto gli occhi di tutti, compresa la magistratura, hanno scelto di tagliare ancora una volta i servizi sanitari ai cittadini e di far ricadere sacrifici ed oneri sui medici". Così in una nota l'Alleanza per la professione medica (Aaroi-Emac, Andi, Cimpo-Cimop, Fesmed, Fimmg, Fimp e Sumai).
"Nessun sacrificio viene invece richiesto ai ricchi emolumenti dei consiglieri regionali e dei vertici delle partecipate regionali. Inoltre - scrive l'Apm - nessun ridimensionamento è in programma per quanto riguarda gli elefantiaci apparati burocratici regionali".
"Mentre gli operatori della sanità continuano a discutere sul "comma 566", la politica, assecondando i desiderata dell'Ipasvi - sottolinea ancora la nota sindacale - taglia i primariati medici e fa lievitare le strutture complesse delle professioni infermieristiche e amministrative, seguendo anche in questo il dettato del comma 566, ove prevede che non debbano esserci maggiori spese per la finanza pubblica".
"La classe politica nazionale e regionale - aggiunge l'Apm - dovrebbe concordare con i medici sul fatto che le competenze dei medici italiani non possono essere diverse o peggio ancora, inferiori rispetto a quelle previste per i colleghi europei sanciti dal "Medical Act" dell'UEMS. Il comma 566 non è stato dimenticato, il suo inserimento nella legge di stabilità è stato un attacco alla professione medica che deve trovare una adeguata correzione".
L'Alleanza sindacale chiede "quindi con forza una risposta su ruolo funzioni e competenze del medico che il Ministro della Salute avrebbe dovuto dare nella riunione dell'11 marzo scorso, rinviata e mai più riconvocata".
(Com/Dire)