Roma, 11 set. - "Altri tagli al fondo non sarebbero sostenibili né per i cittadini, né per il Ssn: si trasformerebbero in mera riduzione dei servizi, compressione dei diritti e delle tutele. Abbiamo già pagato e tanto in termini di qualità, sicurezza e accessibilità alle cure. Tra tagli alle risorse e ai servizi, peso di ticket e tasse, blocco del turn over, promosse disattese di rilancio del territorio, i cittadini fanno sempre più fatica a curarsi, soprattutto in alcune aree del Paese". E' l'allarme lanciato da Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva.
Per Aceti il nodo vero oggi "non è quanto spendiamo, ma come spendiamo e come amministriamo i servizi. In questo senso, la spending review che ci aspettiamo dovrebbe, ad esempio, aggredire le esistenti duplicazioni di centri decisionali, funzioni e strutture: assorbono risorse impropriamente e penalizzano l'equità di accesso alle cure per i cittadini. Sicurezza, qualità, tempi di accesso alle cure sono già stati compromessi dalla spending review precedente e dalle successive manovre finanziarie".
Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato ha realizzato, nel periodo maggio/giugno 2014, un'indagine che ha raccolto il punto di vista di un campione di 1.438 professionisti della salute appartenenti a 15 organizzazioni di professionisti della sanità. Per oltre l'81% del campione intervistato i tagli previsti dalle norme che si sono succedute nel tempo impattano molto sul proprio operato quotidiano, soprattutto nei casi dell'infermiere (87,6%), del chirurgo (82,3%) e del medico di laboratorio (84,1%).
Ma l'esperienza quotidiana dei professionisti evidenzia segnali allarmanti sugli effetti che i molteplici provvedimenti normativi stanno generando sull'assistenza sanitaria pubblica erogata ai cittadini. Il 72% dei professionisti conferma che è in atto una vera e propria riduzione della qualità dei servizi; il 65,3% rileva un forte aumento dei tempi di attesa ed il 61,7%, un marcato aumento dei rischi per la sicurezza.
"I dati dimostrano- sottolinea Aceti- che cittadini e professionisti vivono la stessa preoccupante realtà: si è deciso di far quadrare i conti finora sacrificando qualità, sicurezza e accessibilità alle cure. Una strada semplice da imboccare per le Istituzioni nel breve periodo, ma che sta mostrando tutto il suo limite e pericolosità per il diritto alla salute dei cittadini, nonché per il presente e il futuro del servizio sanitario pubblico".
Cittadinanzattiva ha quindi formulato una serie di proposte per invertire la rotta: abbandonare la logica prettamente economicistica; tornare ad investire nel Ssn riqualificandolo; rimettere soprattutto al centro delle politiche pubbliche la garanzia dell'effettività dei Livelli essenziali di assistenza con particolare riferimento alla loro accessibilità, qualità, sicurezza.
"Si può e si deve fare considerando tutto ciò- auspica Aceti- priorità nell'effettiva attuazione e implementazione del Patto per la Salute 2014-2016, che altrimenti rischia di rappresentare ancora una volta l'ennesimo esercizio di stile con nessun effetto concreto sulla vita dei cittadini-continua Aceti-. Infatti la nostra indagine ci dice inoltre che il 67% dei professionisti che opera in una azienda ospedaliera dichiara un aumentato rischio per la sicurezza dei cittadini; che il 74,2% di coloro che operano in un policlinico universitario rileva una riduzione della qualità dei servizi; che il 64,5% degli specialisti denuncia un aumento dei tempi di attesa all'interno degli ospedali pubblici".
(Cds/ Dire)