Roma, 22 ott. - Il 14 ottobre presso la sede dell'Omceo Roma si è riunita la Commissione Prevenzione dell'Ordine dei medici di Roma, coordinata da Ernesto Cappellano, per discutere sulla programmazione delle linee guida per i medici romani sul tema del virus da Ebola. La riunione si è svolta alla presenza del professor Giovanni Rezza, direttore del dipartimento Malattie Infettive dell'ISS, e - in collegamento telefonico - del professor Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell'ospedale Spallanzani. Cappellano ha annunciato per il prossimo dicembre un 'focus' di aggiornamento e ulteriore approfondimento sulla situazione, con particolare riferimento al territorio della Capitale, cui parteciperanno gli stessi Rezza e Ippolito.
Nel corso della riunione è emerso che l'epidemia, causata dal ceppo virale Zaire del virus Ebola, ad oggi è limitata a tre stati africani (Guinea, Sierra Leone e Liberia). Il virus si trasmette per contatto diretto con i liquidi organici del malato o tramite i fomites. La trasmissione può avvenire anche per via sessuale con lo sperma, fino a tre mesi dopo la guarigione clinica. La diffusione dell'infezione in questi Paesi è soprattutto legata alle scarse condizioni igieniche del territorio e delle stesse strutture sanitarie. Tuttavia, in altri Paesi del continente africano ove in passato si erano verificate epidemie (come ad esempio la Nigeria), le misure adottate hanno limitato l'estensione dei contagi e al momento non sono presenti ulteriori casi.
Attualmente non sono presenti collegamenti aerei diretti da questi Paesi africani all'Italia, quindi la possibilità che un viaggiatore infetto possa arrivare nel nostro Paese tramite viaggio aereo sono scarse. Sarebbe comunque importante uno screening dei viaggiatori al momento della partenza degli aerei dai Paesi dove è in corso l'epidemia, ma anche - come già succede in Inghilterra - al momento dell'arrivo per controllare le persone che dovessero sviluppare eventuali sintomi durante il volo. Il periodo di incubazione dura tra i 2 e i 21 giorni con un valore medio di 11 giorni circa. E per questo motivo è altamente improbabile che un migrante che arrivi in Italia tramite le rotte marittime clandestine possa portare il contagio. Se mai dovesse verificarsi l'arrivo di un malato di Ebola nel nostro Paese, si tratterebbe probabilmente del rientro di uno dei cittadini che lavorano in quei Paesi in ambito sanitario o religioso, come già avvenuto in Spagna e Germania.
In questo malaugurato - e anche improbabile caso - le strutture sanitarie italiane specializzate nella cura delle malattie infettive sono attrezzate per curare i malati e contenere l'infezione. La cosa più importante è la diagnosi precoce e l'invio immediato nei centri di riferimento, come l'individuazione di tutti i soggetti che abbiano avuto contatto diretto per sottoporli a isolamento e a osservazione clinica almeno per tre settimane. È di vitale importanza che il personale sanitario sia formato nell'eventualità che possa pervenire ad una struttura sanitaria una persona affetta da questa malattia e che siano forniti gli adeguati dispositivi di prevenzione. Nella nostra Regione - come ha comunicato il professor Ippolito - il personale dei Pronto Soccorso è già stato formato ed è notizia di recente diffusione che la Regione Lazio ha predisposto un protocollo regionale per la sorveglianza e il controllo del virus e la gestione dei casi sospetti, definendo i criteri organizzativi e la rete di riferimento per la presa in carico dei pazienti, insieme anche alle modalità di disinfezione e sanificazione, oltre che del trattamento e smaltimento dei rifiuti sanitari. Siamo a conoscenza, inoltre, che le aziende stanno mettendo a disposizione i dispositivi di protezione per il personale.
(Cds/ Dire)