Roma, 28 nov. - Secondo l'Istat (dati 2008) le donne comprese fra i 16 e i 70 anni che hanno subito violenza fisica e sessuale sono il 14,3% e perciò le donne vittime di violenze che frequentano gli studi dei medici di medicina generale variano da un numero che oscilla tra le 115 e le 120.
Però solo il 30% di queste ne parla con il proprio medico di famiglia. Le motivazioni di questa ritrosia sono diverse: un po' perché pensano che il Mmg non se ne occupi e un po' perché non ricevono domande dirette sul tema.
Questi dati vengono dal 31° Congresso nazionale della Simg aperto oggi a Firenze. Claudio Cricelli, presidente della Società italiana dei medici di medicina generale invita le donne "a parlare con il proprio medico in caso subiscano delle violenze". Il fenomeno è infatti sottostimato e sottovalutato ma è drammatico se consideriamo che nel 2013 si sono registrati in Italia 179 femminicidi, nel 70% dei casi all'interno delle mura domestiche, e che la violenza domestica è la seconda causa di morte nelle donne in gravidanza.
Davanti a questi numeri la Simg ha deciso di agire perché, ha spiegato ancora Cricelli, "i camici bianchi del territorio possono rappresentare le prime vere sentinelle dell'integrità delle donne, grazie al rapporto diretto con le pazienti. Per questo, la Simg lancia il manifesto contro la violenza domestica, che sarà distribuito non solo nelle sale d'aspetto degli ambulatori, ma anche in tutti i commissariati di polizia e nelle Procure della Repubblica".
Il manifesto è strutturato come un'agenda settimanale: ogni giorno è descritto un tipo di violenza fisica, psicologica o economica. "Ogni medico - ha aggiunto Cricelli - nella sua attività quotidiana ha dei sospetti di pazienti vittime di violenze. In questi casi è difficile trovare dei modelli di diagnosi precoce. Riusciamo a capirlo solo quando la vittima presenta degli evidenti segni. E noi possiamo agire solo quando le donne decidono di rompere il muro del silenzio e ci chiedono il certificato per denunciare l'aggressore. È un progetto molto delicato perché si vanno a toccare sensibilità particolari".
"Gli abusi sono compiuti quasi sempre da uomini che la vittima conosce bene, come il marito o il fidanzato - ha concluso Cricelli -. Chiediamo alle donne di parlare con il medico di famiglia prima che sia troppo tardi. Fino ad oggi la patologia della violenza è stata relegata al Pronto Soccorso, alla Medicina d'Urgenza, alla Ginecologia, alla Ortopedia, alla Gastroenterologia, alla Cardiologia, alla Psichiatria e alla Psicologia. La Simg vuole far parte della squadra. Il primo passo è costituito da questo manifesto, che colpisce l'attenzione di tutti: le donne violate, i loro aguzzini e le persone che non vogliono vedere".
Gli abusi spesso oltre ad essere fisici sono anche psicologici. E su questi insiste il Progetto Viola, spiegato da Raffaella Michieli, segretario Simg:"Vìola è un progetto articolato- ha sottolineato la Michieli -, i cui obiettivi sono innanzitutto sensibilizzare i medici di medicina generale perché prendano in considerazione la violenza domestica nelle diagnosi differenziali dei disturbi più comunemente associati al fenomeno, per intercettarne i segnali. Registrare il problema nella cartella informatizzata: ciò permetterà di ottenere i dati di incidenza del fenomeno. Aiutare la donna fornendo le informazioni sulle reti di sostegno locale (numero verde e centri antiviolenza).
Sensibilizzare le assistite attraverso l'esposizione nella sala d'aspetto di poster informativi con i riferimenti delle organizzazioni locali preposte all'aiuto. Infine, sensibilizzare tutti gli utenti dello studio per aumentare la percezione del problema".
Il progetto "Vìola" rispecchia il nuovo ruolo del medico di famiglia, chiamato a curare non solo il corpo, ma la persona.
Ulteriore strumento di indagine per aiutare e capire il dramma che le donne vivono lo suggerisce Ovidio Brignoli, vice segretario Simg, secondo il quale "avere una cartella sanitaria che contenga anche le informazioni di un'eventuale violenza sarebbe un ulteriore elemento d'aiuto".
IL PROGETTO - Vìola è il nome di una donna ma è anche un fiore che è simbolo dell'amore e secondo le leggende francesi dentro i petali delle viole del pensiero è possibile scorgere il volto della persona amata. Vìola è anche un verboà un imperativo per cui il sottotitolo del progetto diventaà.il muro del silenzio, insieme al tuo medico di famiglia Gli obiettivi Sensibilizzare i medici di medicina generale affinché prendano in considerazione la violenza domestica nelle diagnosi differenziali dei disturbi più comunemente associati al fenomeno per intercettarne i segnali; Registrare il problema nella cartella informatizzata: ciò permetterà di ottenere i dati di incidenza del fenomeno; Accogliere ed aiutare la donna fornendole le informazioni sulle reti di sostegno locale (numero verde, centri antiviolenza etc); Sensibilizzare le assistite che frequentano l'ambulatorio attraverso l'esposizione nella sala d'aspetto di poster informativi con i riferimenti delle organizzazioni locali preposte all'aiuto; sensibilizzare tutti gli utenti dello studio per aumentare la percezione del problema.
Negli ultimi 30 anni la violenza nella popolazione generale è drasticamente aumentata e oggi sappiamo che la violenza su una donna, quasi sempre compiuta da uomini che conosce bene, come il marito o il fidanzato, è frequente, e che le sue conseguenze possono essere devastanti.
Nel 2012 sono state circa 15000 le donne che hanno chiesto aiuto ai centri antiviolenza aderenti al Dire (Donne in Rete contro la Violenza), perché vittime di abuso da parte di uomini. Non ci sono differenze fra queste donne: la violenza può colpire tutte, tanto le casalinghe quanto le donne in carriera; può colpire donne in età e di ogni condizione sociale.
Ma qual è la realtà? Secondo le ricerche internazionali, nei paesi industrializzati tra il 20 e il 30% delle donne ha subito nel corso della vita maltrattamenti fisici o sessuali da un partner o da un ex partner. Le violenze psicologiche sono ben più frequenti.
Per combattere la violenza domestica è quindi necessario anche un cambiamento personale degli operatori, professionale delle strutture sanitarie coinvolte.
(Cds/ Dire)