Roma, 28 nov. - Si e' ufficialmente costituita in societa' scientifica il Gruppo italiano staminali mesenchimali (Gism), nato nel 2009 nell'ambito dell'Associazione italiana di colture cellulari (Aicc) tra ricercatori italiani interessati allo studio delle cellule staminali mesenchimali. Alla sua fondazione partecipano oltre 50 ricercatori interessati a collaborare per favorire un approccio interdisciplinare allo studio di queste cellule destinate alla realizzazione di prodotti per le terapie avanzate per uso umano e veterinario. Ma cosa sono esattamente le cellule staminali mesenchimali? E perche' si e' pensato di creare una societa' ad hoc? Per saperne di piu' la Dire ha intervistato il presidente del Gism, Augusto Pessina.
- Perche' fondare una societa' scientifica proprio su questo tipo di cellule? "Le cellule staminali sono tante e di varia natura. Tra tutte, le mesenchimali hanno il vantaggio di essere facilmente isolate da diversi tessuti ed e' anche per questo che sono state molto studiate. Noi abbiamo deciso di focalizzarci su di loro perche' riteniamo che siano tra le piu' importanti e anche tra le piu' 'facili' da portare in campo terapeutico, per le cosiddette 'terapie cellulari avanzate'. Lo dimostra il fatto che esistono gia' molti trial clinici e che in alcuni casi sono gia' utilizzate per curare patologie".
- Che cosa sono esattamente le cellule staminali mesenchimali? "Sono cellule di adulti, indifferenziate, con la capacita' di autorinnovarsi e differenziarsi continuamente in cellule specializzate di tessuti diversi. Le staminali mesenchimali dal midollo osseo possono rifornire tutti gli organi in cui sono presenti, costituendone la parte stromale. Tutti gli organi, infatti, hanno una componente stromale: dal cervello alle dita dei piedi. Anche per questo e' interessante studiarle, perche' probabilmente si puo' ipotizzare che in organi diversi svolgano anche funzioni diverse".
- Perche' sono chiamate anche cellule stromali mesenchimali? "Nella vecchia istologia lo 'stroma' indicava la struttura cellulare che in un organo teneva insieme tutte le altre, come accade con il cemento che tiene insieme i mattoni, tanto per intenderci. Oggi sappiamo invece che queste cellule sono ben piu' importanti di una semplice impalcatura, perche' svolgono una serie di funzioni talmente fondamentali che a volte, addirittura, sono loro a decidere cosa devono fare in un organo le altre cellule".
- Quali sono le attuali possibilita' terapeutiche di queste cellule? "Le staminali mesenchimali sono gia' utilizzate nella riparazione di ossa e cartilagine e, in alcuni casi, nel trapianto di midollo osseo. Sono impiegate poi nella veterinaria: in tale ambito si sono ottenuti successi nelle forme artrosiche canine e soprattutto nel cavallo, dove sono state utilizzate non solo per riparare ferite o cicatrici, ma addirittura per riparare tendini in cavalli da corsa azzoppati. Come gia' detto, sono in corso anche diversi trial clinici in medicina umana per verificare se tali cellule - e sottolineo 'se' - potranno essere utili nelle sclerosi multiple o in altre patologie autoimmuni".
- E quali, invece, le possibili applicazioni future? "Una possibilita' terapeutica potrebbe essere quella di usare le staminali mesenchimali per 'caricare' i farmaci antitumorali.
Queste cellule presentano un tropismo, cioe' hanno la capacita' di raggiungere il tumore e di integrarsi con la massa tumorale, quindi si puo' pensare di usarle come fossero una specie di 'cavallo di Troia'. E dal momento che vengono 'caricate' con antitumorali, si riesce a portare il farmaco in una concentrazione molto piu' elevata di quella che arriverebbe se iniettato in vena. Ci tengo pero' a sottolineare che si tratta di un potenziale nuovo strumento ancora in studio: una grossa speranza, dunque, non una promessa. Ma la strada mi sembra essere quella giusta...".
- Quando si parla di staminali si pensa subito al metodo Vannoni. Come vi ponete in merito a questa vicenda? "Sul piano teorico non e' impossibile pensare che un domani con le cellule staminali si possano curare molte patologie. Nel caso citato, pero', il problema e' stato parlare di terapie prive di dati e in assenza di un razionale scientifico su cui basarci. È come se io semplicemente dicessi, senza dimostrarlo, che con acqua e sale si puo' curare un tumore. Come mago, probabilmente riuscirei pure a convincere degli sprovveduti... Certo e' che l'aspetto della salute delle persone tocca un punto sensibile e debole, dove giocano molto anche i sentimenti. Chi, vedendo un figlio malato, non e' disposto a far tutto, qualsiasi cosa, anche la piu' incredibile, per curarlo? Purtroppo pero' quando la disperazione diventa irrazionalita', qualcuno se ne puo' approfittare. Penso che il caso Vannoni sia un mix di inconsistenze scientifiche, interessi e ignoranza, che ha alimentato false aspettative anche a causa della ambiguita' di alcuni enti pubblici. Fortunatamente per ora la situazione sembra essere chiarita".
- Perche' la vostra societa' e' diversa? Come spiegate alle persone che non c'entrate nulla con Vannoni? "La nostra e' una societa' scientifica composta da ricercatori, medici, veterinari e biologi che si occupano da anni di cellule mesenchimali. Il nostro obiettivo e' quello di collegare i ricercatori e raccogliere solide informazioni scientifiche per permettere anche all'agente regolatorio di avere a disposizione dati utili. D'altronde la ricerca serve a questo, a fare esperimenti e dire 'questa cosa funziona, questa puo' funzionare, questa non funziona'. Con la nostra ricerca, insomma, vogliamo dare sempre di piu' indicazioni chiare su cosa puo' essere utile e cosa no".
- Intanto pochi giorni fa e' partita per lo Spazio la prima astronauta italiana, Samantha Cristoforetti. Tra gli esperimenti di cui dovra' occuparsi, ce n'e' uno (Nato) che riguarda proprio le cellule staminali mesenchimali...
"Sinceramente non conosco il protocollo di questa ricerca e non so esattamente in cosa consista. Ma a tale riguardo ho letto qualche articolo e l'idea mi sembra davvero valida: studiare cosa accade in una cellula staminale in assenza di gravita', infatti, e' molto interessante, anche perche' sappiamo per esperienza che tutti gli astronauti, quando tornano dopo un lungo periodo, hanno dei problemi di osteoporosi. E visto che le staminali mesenchimali vengono utilizzate proprio per ricostruire anche le ossa, osservarle da una prospettiva 'spaziale' non mi sembra affatto male".
(Cds/ Dire)