(DIRE) Roma, 24 nov. - Il caso del medico italiano di Emergency che lavora presso il Centro per malati di Ebola di Lakka in Sierra Leone e che ha sviluppato sintomi di Ebola "deve essere preso nella normalita', era prevedibile". Ad affermarlo Fernando Aiuti, professore ordinario di Medicina interna, direttore e docente della Scuola di specializzazione in allergologia e immunologia clinica, coordinatore del dottorato di ricerche in Scienze delle terapie immunologiche presso l'universita' degli studi di Roma 'La Sapienza' di Roma, specialista in Malattie infettive e Cardiologia e libero docente in Malattie infettive e in Immunologia clinica.
Interpellato dall'agenzia Dire, Aiuti ricorda come naturalmente il personale sanitario sia "a rischio infezione. È il primo caso italiano, ma non deve assolutamente allarmare la popolazione. Il nostro sistema e' all'avanguardia internazionale per l'isolamento e poi ci vorrebbe un contatto diretto da persona a persona".
Il medico sara' ricoverato a Roma, allo Spallanzani "che ha reparti aggiornati e perfezionati per l'assistenza anche in terapia intensiva- prosegue l'esperto- i posti letto sono sufficienti, 4 o 6 bastano, sicuramente le equipe sono attrezzate, hanno sicuramente fatto corsi di aggiornamento. Lo Spallanzani e' all'avanguardia, auguro al medico di salvarsi".
Secondo Fernando Aiuti, professore ordinario di Medicina interna, direttore e docente della Scuola di specializzazione in allergologia e immunologia clinica, "dal momento della diagnosi a quello delle prime assistenze, se si riesce a intervenire il prima possibile e' ovviamente meglio, anche per prevenire effetti collaterali. Parliamo di una infezione grave, e' importante l'assistenza ad alto livello e nel contagio sono importanti le diverse varianti", dall'eta' allo stato di salute, alla nutrizione.
In generale, secondo Aiuti c'e' comunque da essere ottimisti: "I dati delle ultime settimane dimostrano che non c'e' un aumento esponenziale come successo a settembre. Il virus e' confinato in tre paesi, Liberia, Guinea e Sierra Leone invece la 'miniepidemia' di Senegal e Nigeria e' gia' finita. Il fatto che qui sia finita, significa che e' possibile contenerla2.
Altro dato "positivo e' l'epidemia che ha colpito il Congo in estate, con 43 casi, con la variante del ceppo Ebola: e' bloccata", come in Senegale e Nigeria", quindi, conclude, "le stime apocalittiche dell'Oms, 20mila casi entro novembre e 200mila entro gennaio, saranno riviste".
(Gas/ Dire)