Roma, 17 mar. - In un editoriale che verrà pubblicato nel prossimo numero della rivista Annali dell'Istituto superiore di sanità, il responsabile delle malattie infettive dell'Iss Giovanni Rezza mette in guardia sul "sempre più diffuso feeling anti vaccinale che coinvolge il nostro Paese, ci sono aree in cui questo strumento è sempre meno usato. E se cala il numero dei bambini coperti rischiano di tornare malattie che sembrerebbero sconfitte. Il problema con i vaccini è che quando vincono sembrano inutili". Polio e tetano sono ancora molto diffusi nel mondo. I dati nazionali, fermi al 2012, non raccontano ancora quello che sta succedendo ma un giro nelle Regioni fa capire che i problemi ci sono. Circa il 5% delle famiglie non vaccina i figli ma si teme che la percentuale stia aumentando.
"Bisogna parlare di più con le personeù dice Rezzaù confrontarsi con le loro paure e spiegare che vaccinare fa bene". Il grande nemico è la rete, che si nutre di teorie balzane stile 'scie chimiche', con falsi miti negativi che girano sul web senza mai scomparire, come di dubbi più seri e documentati. "Tempo fa un padre mi ha rifilato 70 pagine di articoli contro le vaccinazioni tratti da Internetù racconta Silvana Tilocca, responsabile del dipartimento di prevenzione della Asl di Cagliariù. Tutta roba che arrivava da fonti non dichiarate, non verificate o verificabili". Carta straccia su cui si erano appoggiate le convinzioni di una famiglia.
I bambini che ogni anno devono affrontare la vaccinazione sono mezzo milione. Già al terzo mese devono fare la copertura contro tetano, pertosse, polio, epatite B, haemophuls influenzae, penumococco. I primi quattro sono i cosiddetti 'obbligatori'. Per il primo anno di vita si fanno due richiami, poi si passa a morbillo-parotite-rosolia e meningococco. Questo secondo il calendario vaccinale del ministero, dove si auspica il superamento del concetto di obbligatorietà. L'unica Regione ad aver abbandonato questa dizione per ora è il Veneto, che anche per questo studia con attenzione cosa succede ai cittadini. Il dottor Antonio Ferro della Asl di Monselice è anche il promotore di vaccinarsi.org, della società italiana di Igiene, che vuole essere un'isola di sicurezze scientifiche nel mare agitato della rete. Sul sito si racconta dell'emergenza morbillo nelle Filippine (1.100 casi a gennaio), degli 80mila bambini a rischio polio in Siria ma anche dei 600 casi di tetano in 10 anni in Italia e delle infezioni mortali da meningococco e pneumococco nel nostro Paese.
"In un anno vediamo aumentare dello 0,5-1% il numero di chi si oppone ai vaccini- dice Ferro-. È un dato importante ma non tiene conto di due fattori ancora più preoccupanti. Il primo riguarda il fatto che spesso all'interno delle regioni ci sono zone dove il fronte anti vaccini ha molti più adepti. Penso da noi a quella di Bassano o in Emilia a quella di Rimini, dove i contrari sono anche l'8%. Poi stiamo notando un ritardo nelle vaccinazioni". Questo perché per molti genitori i 3 mesi di età sono troppo pochi per avviare la strategia di prevenzione. Infine c'è ancora un dato che spaventa chi è favorevole ai vaccini, cioè la stragrande maggioranza del mondo medico e scientifico. Una ricerca della Asl di Verona ha rivelato che il 15% di coloro che hanno fatto la vaccinazione ai loro figli si dicono comunque dubbiosi su questo strumento.
A portare a questa situazione è stato anche l'atteggiamento di una parte del mondo medico, che ha chiesto fiducia incondizionata nei vaccini senza dare troppe spiegazioni. Tra l'altro di recente è uscito uno studio sulla rivista "Pediatrics" in cui si sostiene che le campagne per promuovere la vaccinazione spesso sono controproducenti: allontanano le famiglie dai vaccini. "Bisogna intervenire senza fare muro contro muroù spiega sempre Rezzaù È necessario prendersi il tempo per informare e raccogliere le istanze dei cittadini senza pregiudizi. Ci vuole apertura per non fare irrigidire chi ha dubbi. E poi a questo punto andrebbe abbandonata la obbligatorietà, per non dare più pretesti a chi contesta che gli interventi sanitari non possono essere imposti".
(Cds/ Dire)