Roma, 13 mar. - Convocato come testimone al processo contro l'ex consigliere regionale Massimo Gianluca Guarischi, scopre di essere indagato. È capitato a Luciano Bresciani, ex assessore della Lega in Regione Lombardia durante il terzo mandato della giunta di Roberto Formigoni. In aula il pm Claudio Gittardi ha fatto presente al tribunale che Bresciani è nel frattempo finito sul registro degli indagati in un'inchiesta sugli appalti sanitari in Regione. Bresciani, stupito, ha detto ai giudici: "Questo non lo sapevo, allora mi avvalgo della facoltà di non rispondere". Anche Formigoni e l'ex dg della sanità lombarda Carlo Lucchina, chiamati a deporre dalla difesa di Guarischi, hanno scelto di non rispondere alle domande.
L'ex assessore è indagato per concorso in turbativa d'asta nell'inchiesta stralcio rispetto al procedimento a carico di Guarischi e di Luigi Gianola, ex manager dell'ospedale di Cremona. Nell'inchiesta sono indagati anche Formigoni - già rinviato a giudizio nel caso Maugeri e accusato anche di corruzione nell'inchiesta sulla discarica di amianto a Cappella Cantone (Cremona) - Guarischi e Lucchina. Al centro delle indagini dei pm Gittardi e Antonio D'Alessio due delibere che avrebbero favorito, in cambio di mazzette, gli imprenditori della famiglia Lo Presti, titolari della società Hermex scelta per fornire all'ospedale di Cremona e all'Istituto Nazionale dei Tumori l'apparecchiatura 'Vero', un cosiddetto 'acceleratore lineare' utilizzato per malattie oncologiche.
Secondo l'accusa, era Lucchina ad avere i poteri esecutivi in materia e si sarebbe mosso, accordandosi con Formigoni e Bresciani, per far inserire nelle delibere gli stanziamenti per le due strutture sanitarie da destinare all'acquisto dei macchinari della Hermex. Nella delibera del Pirellone di indirizzo politico del dicembre 2011 sui cosiddetti fondi di rotazione della sanità, venne inserito, infatti, come ricostruito dagli inquirenti, uno stanziamento da otto milioni di euro per l'ospedale di Cremona. In quella del maggio 2012, sempre sui fondi di rotazione, si indicò, invece, uno stanziamento da 21 milioni di euro per l'Istituto Nazionale dei Tumori. Le delibere furono entrambe proposte, secondo l'accusa, dall'ex assessore.
Bresciani si è detto sereno e ha spiegato: "Io mi occupavo solo di indirizzi politici poi erano i direttori generali a fare gli atti esecutivi, noi scrivevamo le regole del sistema, facevamo delibere sui fondi di rotazione". In sostanza, secondo l'ex assessore, "noi davamo alle strutture ospedaliere un fondo con il quale poi loro avevano a disposizione soldi per comprare le apparecchiature, ma non ci occupavamo degli atti esecutivi, le scelte erano dei direttori generali". L'iscrizione nel registro degli indagati, ha concluso Bresciani, rientra "nella ovvia schermaglia giuridica che è come un gioco per vedere chi vince". Bresciani ha rimarcato anche di non avere "mai avuto rapporti" con Guarischi.
(Cds/ Dire)