Roma, 11 mar. - "La vicenda della donna romana lasciata da sola ad abortire in un bagno dell'ospedale Pertini, anche se risalente a quasi quattro anni fa, è gravissima e ritengo debba avere un seguito giudiziario o quanto meno essere oggetto di una indagine interna da parte della Regione Lazio". Lo dichiara in una nota Riccardo Agostini, consigliere regionale del Partito Democratico e membro della commissione sanità.
"Come raccontato dai protagonisti della tragica vicenda, Valentina e Fabrizio- spiega Agostini- la coppia ha scoperto nel 2010 che la bimba che attendeva era affetta da una grave malattia genetica, di cui la madre era portatrice, per cui non c'è una prognosi di sopravvivenza, e ha deciso di interrompere la gravidanza. Ricoverata dopo vari tentativi al Pertini, grazie all'unica ginecologa non obiettrice in servizio, la donna ha iniziato la terapia per indurre il parto, ma sfortuna ha voluto che dopo 15 ore di dolori e sofferenze, quando ha espulso il feto la ginecologa non era in servizio e tutti gli altri si sono dichiarati obiettori e hanno rifiutato di prestare soccorso alla donna, che ha abortito in un bagno aiutata solo dal marito".
"Una vicenda allucinante- prosegue-, sulla quale chiedo di fare chiarezza, anche a distanza di tempo. Se i fatti fossero confermati, si configurerebbe per i medici, quanto meno, il reato di omissione di soccorso, che per un camice bianco è il reato più grave. Inoltre è inconcepibile che una legge dello Stato come la 194 non trovi applicazione in una struttura pubblica. Occorre fissare il principio che, fermo restando il diritto all'obiezione per i medici, una quota (almeno il 30%) di quelli in servizio non lo sia- conclude il consigliere Pd- affinchè non si ripetano situazioni come questa, non degne di un paese civile".
(Cds/ Dire)