Roma, 5 mar. - Tre medici di due cliniche diverse non si sarebbero accorti di avere una paziente malata di tumore nonostante le radiografie evidenziassero con chiarezza la presenza di una neoplasia. La vittima, Patrizia Lavini, ammalatasi a sua insaputa nel 2004, è morta di cancro nel 2009 e il dubbio che la signora avrebbe potuto essere ancora viva, ha spinto la procura a chiedere la condanna dei camici bianchi con l'accusa omicidio colposo.
La pena più severa (un anno di carcere) è stata chiesta per un medico della clinica Data Medica dove nel 2004 la Lavini si reca per un controllo di routine: il radiologo non si rende conto che l'ombra di otto millimetri mostrata dalla radiografia ai polmoni è una massa tumorale. In una svista simile incappano tre anni dopo altri due medici della casa di cura Sacra Famiglia (per entrambi il pm ha chiesto otto mesi), dove la signora si ricovera per un'isterectomia: in questo caso i due imputati non capiscono che l'ombra di sei centimetri nella lastra è un tumore e dispongono le dimissioni della Lavini dopo l'asportazione dell'utero. La donna scoprirà di avere cancro pochi mesi dopo, quando ormai la sua vita è senza speranza e muore il 22 aprile nel 2009.
"Le macchie nei polmoni avrebbero allertato qualunque medico perché la signora aveva una singolarità: non fumava e proprio per questo quelle ombre erano allarmanti", ha sottolineato il pm Giovanni Nostro nel corso della discussione. La prima visita cui si sottopone la Lavini, 45 anni, è datata 12 dicembre 2004. Il medico studia il radiogramma ma omette di avvertire la paziente che c'è un nodulo omogeneo nei polmoni. Come nota il pm, se la donna fosse stata avvertita, avrebbe proceduto a un trattamento adeguato. Passano tre anni e il tumore cresce fino a diventare otto volte più grande, quando la vittima si ricovererà nella clinica Sacra Famiglia. Il radiologo della struttura si accorge della stranezza, informa i colleghi Bonito e Cipriano che non gli danno retta. Se lo avessero ascoltato, come rileva il pm, la donna avrebbe vissuto molto più a lungo. A luglio la sentenza.
(Cds/ Dire)