Roma, 4 mar. - Al San Camillo lo screening gratuito per il tumore al polmone è rimasto senza soldi. Quindi niente Tac e visite da ottobre scorso per i fumatori incalliti al centro del progetto. Eppure la prevenzione in un anno ha fornito importanti risultati: sono stati scoperti 11 neoplasie allo stadio iniziale su oltre 850 pazienti tra la popolazione a rischio (uomini e donne con almeno 55 anni e da almeno 30 incalliti fumatori di almeno 20 'bionde' al giorno). E così i malati, che non avevano alcun sintomo, sono stati subito operati e grazie alla diagnosi precoce e alle cure rapide, sono stati curati e sono potuti tornare alla vita di tutti i giorni.
Eppure i fumatori in Italia (contando gli adulti oltre i 16 anni) secondo il rapporto Istat 2012 sono il 22.5%, mentre nel Lazio raggiungono il 27.2%. Quindi nella nostra regione siamo cinque punti percentuali oltre la media nazionale. E qui c'è il record negativo per mortalità ed incidenza di tumore polmonare fra le donne: 30 casi su 100 mila l'anno contro i 20 della media nazionale. Per questo motivo riveste particolare importanza il programma di prevenzione, che fa parte del progetto nazionale "Cosmos 2", coordinato e finanziato dall'Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano, con il contributo di qualche sponsor privato. L'idea di Umberto Veronesi ha trovato terreno fertile in cinque regioni (Abruzzo, Sicilia, Toscana, Basilicata): nel Lazio il centro di riferimento è il San Camillo. L'obiettivo è di sottoporre a screening 10 mila soggetti in Italia. L'unica che lo ha finanziato è la Regione Basilicata.
Terminati i contributi, all'ombra del Colosseo lo screening si è arrestato: "L'arma più efficace contro il tumore al polmone è la diagnosi precoce- ricorda Giuseppe Cardillo, coordinatore dell'iniziativa nel San Camillo-. Di solito quando si scopre questo tipo di cancro, la malattia è già molto diffusa e c'è poco da fare. Se invece il tumore è di piccole dimensioni, si può operare con tecniche mininvasive, cioè con i robot oppure con la 'video toracoscopia', e il paziente può guarire e tornare a casa, al lavoro in ottime condizioni".
Perchè la ricerca si è concentrata sui fumatori più assidui oltre i 55 anni? "Su questi cittadini- risponde l'esperto- la diagnosi precoce permette di ridurre del 20 per cento la mortalità da tumore del polmone". L'ospedale sulla Gianicolense ha offerto gratuitamente ai soggetti a rischio una Tac, un colloquio con un esperto del centro antifumo per provare a smettere ed un prelievo di sangue. Questa analisi serve per trovare un marcatore molecolare innovativo, chiamato 'Mirna': questa sostanza "potrebbe essere un fattore di rischio", rivela Cardillo. "Per questo si stanno portando avanti studi per dimostrare questa ipotesi. Se i ricercatori avessero una conferma, allora basterebbe una semplice analisi del sangue per capire su un soggetto rischia di sviluppare un tumore al polmone oppure no. Per il momento abbiamo dei sospetti".
Gli esperti del San Camillo hanno voluto lanciare un appello al governatore del Lazio, Nicola Zingaretti: "Ci rendiamo conto dei mille problemi che ha la sanità nel Lazio- fa notare Cardillo- ma questo screening potrebbe aiutare a scoprire molti tumori allo stadio iniziale e salvare molte vite".
(Cds/ Dire)