Roma, 3 mar. - Il decreto. Cure 'senza frontiere' in Europa. Il Consiglio dei ministri ha dato l'ultimo via libera perché anche l'Italia diventi un Paese in grado di importare ed esportare pazienti. Nel senso che gli italiani, con regole scritte nero su bianco e con direttive precise sui rimborsi, potranno andare a farsi operare (con permesso) in un ospedale tedesco o francese e gli olandesi o gli spagnoli avranno l'opportunità di arrivare nelle nostre corsie. Superando tutte le limitazioni che ci sono state fino ad oggi. Una 'circolazione' dei malati così come prevede una direttiva comunitaria entrata in vigore ad ottobre scorso.
Concorrenza fra strutture. Il decreto varato permette ora all'Italia di essere pronta e mettere in moto questa, non semplice, macchina organizzativa. In puro burocratese l'accordo europeo si chiama 'assistenza transfrontaliera'. Una sorta di Trattato di Schengen della salute. Regolato da norme identiche in tutti i paesi. Nella realtà significa che gli ospedali si metteranno in concorrenza, che i malati potranno chiedere la consulenza di un medico o di una struttura straniera e che le Regioni avranno il compito di dare l'ok oppure no. Non si potranno superare i confini, però, se si ha bisogno di una degenza lunga, di un trapianto o delle vaccinazioni. Da qui la nascita dei 'Contact point', delle commissioni di valutazione, sia al ministero sia nelle amministrazioni locali. Uno snodo che servirà a far uscire i nostri pazienti e far entrare quelli stranieri.
Ed è proprio partendo da questo punto il ministro della Salute Lorenzin ha spiegato l'operazione 'senza frontiere': "Se il nostro sistema riuscirà ad essere competitivo in Europa e ad attrarre, per la qualità e l'efficienza, i pazienti degli altri paesi avremo l'opportunità di nuove entrate finanziarie. Una sfida da cogliere, consentirà di far valere le nostre eccellenze in ambito comunitario".
Subito un sito web attivo. La direttiva obbliga a fornire al pubblico, attraverso "uno o più punti di contatto nazionali" tutte le informazioni sulle procedure di rimborso, sugli standard di qualità dei vari ospedali e sull'affidabilità dell'assistenza. Lunedì verrà aperto un sito (www.dovesalute.gov) che consentirà, spiegano al ministero, "di facilitare l'uso dei servizi sanitari e sociosanitari, rendendo disponibili i dati sulle caratteristiche strutturali, funzionali e di attività delle strutture che costituiscono la nostra rete sanitaria".
Informazioni trasparenti per gli stranieri e per i pazienti italiani. La conoscenza delle diverse strutture potrebbe riuscire a ridurre lo spostamento dei pazienti da una regione all'altra ma anche i viaggi verso l'estero. "Bisogna che l'accordo sia chiaro fin dall'inizio- precisa il ministro-. Ci saranno limitazioni dovute alla regolazione tra i paesi sui budget. Quindi, ci sarà un limite in entrata e in uscita come il mantenimento dei costi per evitare nuovi oneri per le casse dei diversi paesi. Le limitazioni non andranno contro la libertà del cittadino di potersi spostare. Le richieste devono rispondere a determinati parametri, uno, ad esempio, è quello del costo".
L'Italia, a sentire gli esperti che conoscono le nostre corsie e quelle straniere, sono convinti che il nostro valore aggiunto sia anche nella cultura del benessere, nella diffusione del 'giusto mangiare'. "Noi- è il commento di Walter Ricciardi, ordinario di Igiene alla Cattolica ma anche presidente di tutte le Società di sanità pubblica dei paesi europei- possiamo offrire anche altro oltre alla salute, la giusta alimentazione. C'è bisogno di attrarre i pazienti, lavorando sulla comunicazione prima che arrivino".
Le regole. Avranno il sì al viaggio verso ospedali stranieri soprattutto i pazienti che non hanno la possibilità di avere qui da noi le cure necessarie. Ogni richiesta, dalle regioni, sarà esaminata secondo alcuni parametri fissati dalla direttiva europea.
Interventi ed esami. Nel caso in cui venga negata l'autorizzazione perché le cure sono ottenibili anche in Italia la Asl ha l'obbligo di individuare la struttura in grado di assistere il paziente nei tempi e nella qualità che la condizione del malato richiede. L'autorizzazione potrà essere rifiutata anche se si ipotizza un rischio per la sicurezza del paziente.
Una delle condizioni: l'assistenza oltre confine dovrà essere ricoverato almeno una notte. È ovvio che il malato che ha intenzione di partire dovrà avere la prescrizione sulla ricetta del servizio sanitario, l'indicazione della diagnosi e della terapia, il luogo prescelto per la visita, l'intervento o l'esame.
Versante economico: i costi per le prestazioni ricevute in un altro Stato che superano la tariffa prevista nel paese di residenza saranno a carico del paziente. In ogni caso lo Stato può rimborsare il costo eccedente, così come può decidere di rimborsare le spese di alloggio e di viaggio o i costi supplementari.
Oggi il 35% degli italiani che va all'estero per curarsi lo fa per sottoporsi ad interventi chirurgici di alta specializzazione, il 29% per poter utilizzare terapie innovative, il 18% per avere la conferma di una diagnosi fatta in Italia, il 13% per effettuare visite specialistiche, il 5% per sottoporsi a trapianto.
Medicine innovative. La 'rivoluzione' riguarda circa 600 milioni di cittadini europei, 2milioni di medici e 20milioni di infermieri. "Siamo preoccupati per un aumento di ricoveri inappropiati- commenta Cittadinanzattiva-Tribunale del malato- e per il fatto che le Regioni potrebbero applicare criteri differenti nell'esame della richiesta. Siamo certi che vorranno partire i pazienti con malattie croniche e rare, potrebbero scegliere i paesi all'avanguardia nella prescrizione di farmaci innovativi".
(Cds/ Dire)