Roma, 23 gen. - Nove medici degli Spedali Civili di Brescia si rifiutano di somministrare le cure con il metodo Stamina imposte dai giudici. I camici bianchi hanno scritto il 20 gennaio alla dirigenza della struttura sanitaria rimettendo il mandato di appartenenti al gruppo Internal Audit Stamina ("a tutela della nostra dignità personale") e chiedendo "eventualmente di procedere ai trattamenti Stamina su formale disposizione del legale rappresentante per ogni singolo caso ordinato dai giudici". Il commissario straordinario dell'azienda ospedaliera, Ezio Belleri, ha fatto sapere che provvederà "a comunicare gli ordini dei giudici personalmente a ciascun operatore, rimettendo agli stessi di decidere, in scienza e coscienza, e sotto la propria responsabilità professionale, se procedere o meno all'effettuazione del trattamento. In caso di rifiuto, i pazienti interessati e i giudici che hanno emesso l'ordine verranno tempestivamente informati del fatto che l'azienda si trova nella impossibilità di proseguire i trattamenti in corso e di avviarne di nuovi".
Ordine medici. L'Ordine dei medici di Brescia sta intanto seguendo l'evoluzione del caso Stamina, "anche in prospettiva dell'adozione di provvedimenti formali", spiega la vicepresidente Laura Antonini. Ma al momento, "anche sotto un profilo deontologico, non abbiamo elementi che ci autorizzino a intervenire su alcuno dei nostri iscritti". Eventuali provvedimenti che l'Ordine potrebbe prendere "dipenderanno da due variabili: in primo luogo- puntualizza la vicepresidente- siamo in attesa delle valutazioni del nuovo comitato di esperti e l'avvio di una eventuale sperimentazione clinica. Stiamo inoltre aspettando di conoscere l'esito finale dell'inchiesta della Procura di Torino su Stamina Foundation. Dal punto di vista disciplinare è opportuno precisare che l'Ordine si può muovere solo nei limiti del codice deontologico, e non può entrare negli aspetti tecnico-organizzativi che competono alle aziende ospedaliere".
Sospendere trattamenti. A chiedere che vengano interrotti i trattamenti con il metodo Stamina agli Spedali Civili di Brescia è l'Unione dei Medici Italiani (Umi, organizzazione sindacale di categoria), che "ritiene di consigliare ai propri iscritti e non, medici dirigenti dell'A.O. Spedali Civili di Brescia, di astenersi dal praticare ulteriori trattamenti con il metodo Stamina proposti dalla direzione aziendale e sanitaria e/o dai propri diretti superiori gerarchici ancorché giustificate dagli accordi tra l'azienda e Stamina o dalle ordinanze della magistratura". Lo scrive in una nota il presidente dell'Umi, Francesco Falsetti, ricordando che la magistratura "non ha mai ordinato esplicitamente ad alcun medico singolarmente di praticare la terapia, ma anche se fosse, il medico ha comunque l'obbligo di rispettare le norme del Codice deontologico medico".
Medici allo sbaraglio. "Condivido totalmente la posizione assunta dal gruppo di medici degli Spedali Civili; la considero una posizione estremamente responsabile e che tiene conto della vicenda", commenta il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo), Amedeo Bianco. E riferendosi all'invito dell'Unione Medici Italiani di astenersi dal praticare ulteriori trattamenti Stamina precisa: "L'Umi esprime un'opinione rispetto alla quale sono note alcune perplessità di metodo". I medici degli Spedali Civili di Brescia, aggiunge Bianco, "sono già stati improvvidamente mandati allo sbaraglio. Non è il caso di mandarli ancora allo sbaraglio".
Lorenzin: tempi brevi. Sul caso Stamina interviene nuovamente la Lorenzin, chiamata in causa per i ritardi nella nomina del nuovo comitato che dovrà giudicare il metodo Stamina (in particolare da Mauro Ferrari, presidente del Methodist Hospital Research Institute di Houston, a capo del team di esperti). I tempi per il decreto di nomina, promette, saranno "brevi", e l'attesa è dovuta al fatto che "si sta facendo il vaglio dei nomi e ogni passo è concordato con l'Avvocatura dello Stato". "Stiamo eseguendo una ordinanza del Tar e non siamo in condizione di piena agibilità", ha aggiunto la Lorenzin a margine di un'audizione alla Camera. Il ministro ha poi detto che la composizione del nuovo comitato "potrebbe subire delle variazioni, per essere sicuri di non dare adito ad altri ricorsi".
Le iene. Il caso Stamina è stato oggetto di un nuovo servizio de 'Le Iene' (a firma di Giulio Golia), secondo cui "il ministero della Salute mandava i pazienti a Brescia ed era informato di tutto, era il settembre del 2011". Golia ha mostrato un documento dello stesso dicastero che confermerebbe come responsabili ministeriali "segnalassero e mandassero pazienti a Vannoni e agli Spedali Civili di Brescia" per ricevere il trattamento. Secondo Golia, i costi erano sostenuti dagli Spedali Civili e da Stamina. Dunque, ha affermato, "tutte le istituzioni sapevano: la Regione Lombardia, l'Aifa e il Ministero". A questo punto, ha commentato, "è strano che il ministro Lorenzin chieda come possa Stamina essere entrata in un ospedale pubblico". L'ex ministro della Salute, Renato Balduzzi (titolare del dicastero da novembre 2011), ha replicato in questo modo al servizio mandato in onda da Le Iene: "Fatti relativi a comportamenti di singoli funzionari, che hanno risposto a richieste di informazioni, si riferiscono a un'epoca precedente al mio mandato e va tenuto presente che chiarezza sulla vicenda Stamina si è avuta solo nel 2012 dopo le ispezioni di Nas e Aifa". Balduzzi ha aggiunto che informazioni fornite da funzionari su richiesta di pazienti in nessun modo si possono configurare come "un avallo da parte del Ministero".
Corte dei Conti. E veniamo al fronte giudiziario. Su Stamina è partita un'indagine della Corte dei conti, come rivelato mercoledì dal 'Corriere della Sera'. "L'indagine è stata avviata da me sulla base del riscontro di notizie di stampa", spiega Antonio Caruso, procuratore regionale lombardo della Corte dei conti. L'inchiesta è nella fase istruttoria: per il momento sono state avviate richieste di documentazione agli Spedali bresciani, alla direzione generale della Regione Lombardia e al Ministero della Salute. Obiettivo: verificare se nella vicenda è ravvisabile un danno pubblico con l'eventuale uso di soldi dello Stato. "Siamo proprio all'inizio- ha detto Caruso-, se poi l'indagine proseguirà vedremo se sarà il caso di collegarsi anche con altre inchieste in corso". In particolare quella avviata dalla Procura di Torino che vede indagate 19 persone.
Richiesta respinta. C'è poi una nuova sentenza. Il Tribunale di Terni ha respinto il reclamo presentato da una malata di Sla dopo il rigetto, da parte del giudice del lavoro, della richiesta di ammissione al protocollo Stamina. La donna aveva chiesto la somministrazione di cellule staminali negli Spedali Civili di Brescia. Il giudice l'ha respinta basandosi sui risultati del lavoro del primo comitato scientifico nominato dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin.
Il centro svizzero. La vicenda Stamina si arricchisce di una notizia che arriva dalla Svizzera e in particolare dal Cardiocentro Ticino di Lugano, uno dei più importanti centri elvetici di cardiologia. Contattata dalla Fondazione Stamina nel 2011, la clinica ha risposto negativamente alla proposta di una collaborazione per "opacità del protocollo di ricerca, inconsistenza scientifica, assenza di pubblicazioni e dubbia reputazione dei ricercatori coinvolti". Lo afferma un comunicato diramato dal centro ticinese.
(Cds/ Dire)