(DIRE) Roma, 22 gen. - Davide Vannoni è il maggiore artefice di quella che ora per lui si profila come una sconfitta. Ne è convinta la deputata Paola Binetti, uscita da un interessante faccia a faccia tv a 'Matrix' con il fondatore di Stamina Foundation, che li ha visti confrontarsi sull'ormai stradiscusso metodo Stamina. "Io sto con i bambini", ha tenuto a sottolineare Binetti, spiegando per questo di augurarsi che il metodo "funzioni. Da parte mia non c'è una chiusura". La deputata Udc ha infatti sottolineato che già all'inizio aveva "creduto... abbiamo tutti sperato che ci fossero risultati".
Durante il confronto tv sul canale Mediaset, Vannoni ha cercato di difendere le proprie scelte, ha cercato di dimostrare che le accuse che gli venivano rivolte, con dati parziali o inesatti, fossero la dimostrazione che nei suoi confronti ci sia una congiura, anche del silenzio, perché, ha detto Vannoni, la sua voce "non riesce a trovare spazio". Ha poi cercato di rivendicare la sua buona fede spiegando di essere andato incontro "ad un processo di impoverimento" con Stamina, di "non aver guadagnato nulla" e di aver fatto tutto "per il bene dei bambini".
Ma lui "aveva l'opportunità di dare luogo ad una sperimentazione, di andare incontro ad una verità scientifica" se non avesse "mantenuto estremo riserbo, ai limiti del segreto" del suo metodo, ha invece spiegato Binetti. "Secondo me- ha poi ribadito all'agenzia Dire- si è bruciato una opportunità. Non ha permesso che il suo metodo fosse sperimentato, ha voluto mantenere il segreto, avrebbe dovuto renderlo pubblico e disponibile. Lui è artefice della sua sconfitta. Avrebbe dovuto consegnarlo all'intera comunità scientifica" mentre così si è sottoposto al giudizio di una parte. Questo atteggiamento di chiusura, continua Binetti, "è stato un boomerang per lui. Forse in una comunità scientifica allargata avrebbe trovato persone che avrebbero dato forse un diverso risultato".
In un altro passaggio del confronto tv si è discusso sul "miglioramento oggettivo ottenuto dai bambini". Per Binetti, però, "sono stati lungi dall'essere all'altezza delle promesse fatte alle famiglie. Il fatto che tutta la sperimentazione nel suo insieme non ha seguito criteri scientifici, nuoce a Vannoni, e porta al blocco com'è stato. E gran parte della responsabilità è del fatto che lui non ha voluto seguire i canoni ordinari della ricerca". Ha poi puntato il dito verso la "debolezza nel metodo scientifico, il metodo della comunicazione e perché arroccato in una posizione diciamo vittimistica".
Vannoni si è messo in una situazione in cui è convinto che "tutto il mondo ce l'ha con lui, che ha fatto tutto per disinteresse, per l'amore verso l'infanzia drammaticamente alle corde, ma la cosa vera è che lui è mancato fondamentalmente nella ricerca e nella comunicazione".
Ribadendo che da parte sua "non c'è chiusura", Binetti ha poi proseguito: "Doveva consegnare prima il metodo. Lui è sempre stato 'uno contro tutti'. Tutti avremmo voluto credere che le cellule staminali avrebbero potuto essere trattate con questo metodo. Se volevo parlare con la comunità scientifica avrei dovuto sforzarmi. Noi siamo sempre e comunque dalla parte dei bambini. Se miglioramenti ci sono stati, ce ne rallegriamo.
Rispetto al metodo trovo che le valutazioni fatte dalle comunità scientifiche sono di grande perplessità, che in qualche modo rendono improbabile che il metodo funzioni".
È già al lavoro intanto il secondo comitato scientifico, guidato dal presidente Mauro Ferrari: "Ha già detto che non vedrà le carte finché non gliele consegneranno. Vuole prima sentire le famiglie dei malati che sta già incontrando. Sta partendo da una presa d'atto delle famiglie, che chiedevano di essere ascoltate. Sta cercando di colmare la distanza dalla dimensione umana".
(Wel/ Dire)